Giuseppe Cola Giuseppe Cola
 

 

Cencelle

Le risultanze arcgeologiche

La fortuna del colle dove è posizionata la medievale  Città oggi chiamata Cencelle ed una volta Centocelle e Leopoli, va senza dubbio individuata nella sua felice esposizione climatica, dall’essere posta a controllo  della  fertile  vallata terminale del fiume Mignone per essere circondata in parte dal fosso della Melledra e soprattutto di essere situata  a poca distanza dall’ acqua  sorgiva del colle di Ripa Maiale. Sono ancora visibili elementi (lung,46cm,larg.37x33 cm, anima cm12,50) ottimamente scalpellinati  allo scopo di essere innestati gli uni suglialtri e parti integranti dell’acquedotto che univa Ripa Maiale  con la Città di Cencelle. Attorno alle sorgenti  ci doveva essere una stipe votiva a giudicare dai numerosi frammenti di ceramica Protostorica . Il tutto è stato vanificato  dall’opera devastatrice dei clandestini. Indubbiamente  le risultanze archeologiche più  interessanti della zona  sono costituire  dal rinvenimento di migliaia  di strumenti litici recuperati nell’area di Ripa Maiale. La selce  è resistente,  colorata e unica nel suo genere e con essa sono state prodotti strumenti  che vanno dalla Preistoria del paleolitico  inferiore  come  schegge di tipo levalloisiano,  raschiatoi musteriani.  lame, grattini , numerosi nuclei  e scarti di lavorazione. Si tratta di una stazione  all’aperto  che forniva  la materia  prima alle zone limitrofe  provocando lo svilupparsi dei primi commerci. Va anche registrato che gli strumenti litici si rinvengono  in quasi tutti i colli che circondano il colle di Cencelle come , per esempio , a Campo Reale dove è stata riconosciuta un’amigdala  e recuperata una bella punta di freccia tra i frammenti  di ceramica databili  al Neolitico. Ma l’emergenza archeologica più  consistente  è costituita dalle  mura di cinta della  Città  che sono state messe in opera  seguendo l’andamento del terreno sui cui poggiano. << Sorse cosi, entro un perimetro di 700  metri, guardata da mura  con sette torri angolari , aperta da tre porte  e ricca di due Chiese , la Città dagli  sfollati dal mare>>. Questa è la eloquente e sintetica  relazione sulle  origini della Città. Risulta evidente che le mura della Città hanno subito diversi rimaneggiamenti nel corso dei secoli. nel lato settentrionale della mura  è possibile osservare  che una parte di esse è stata costruita in maniera  diversa  dalle altre  mura di cinta,  cioè  presenta  un allineamemto di tufi  senza la necessaria malta. E’ evidente quindi che questo tratto delle mura risale all’epoca etrusca, appartenenti ad una Citta ancora sconosciuta  che per pura ipotesi  può essere  identificata   con  Cortuosa o  Contenebra. Uno studio finalizzato potrebbe dare  risultati sorprendenti.

LA LEGGENDA E LA STORIA   Torna su

Il primo documento  che potrebbe essere accostato alla Città di Cencelle  risale al VII secolo. Nel la scelta cadde sul cole di Cencelle nel registro di Cencio Camerlengo è testualmente riportato quanto segue e: Onorio I  (625-638) commisti  Gandisio notario et Anatolio Magistro militum  regendam Civitatem  Neapolitanam cum omnibus sibi pertinentibus, positam  territorio  Centumcellensi. In sostanza il documento attesta la presenza di una  Nuova Città nel VII  secolo forse costruita sulle rovine di una Vecchia Città nel territorio di Centocelle  ,odierna Civitavecchia  che in origine si chiamava per l’appunto  Centumcellae. E’  probabile che sulle rovine di questa Nuova Città  sia stata costruita l’attuale Cencelle che, come di vedrà, prese il nome di Centumcellae trasformatosi poi  nel diminutivo  e attuale Cencelle. Nel medio evo  l’originaria  e romana  Centumcellae  e Cencelle  vissero contemporaneamente e ciò ha indotto storici e cronisti  nell’attribuire  i documenti all’una o all’altra Città. La romana Centocelle  fece parte del Ducato Romano e, secondo Procopio da Cesarea, fu grande e popolosa. La svolta storica che decise le sorti della  Città avvenne  nel  IX secolo  quando cioè le incursioni saracene divennero sempre più dure ed intense. Nell’’813  Centocelle fu presa  e devastata ed i suoi abitanti si rifugiarono nell’entroterra  per sfuggire ai Saraceni che come cavallette invadevano e distruggevano  le coste  marittime. Secondo il Liber Pontificalis , Leone IV (847-855). mosso a pietà  dei profughi, decise di  costruire  una nuova Città in un luogo più sicuro. Dopo  un sogno rivelatore la scelta cadde sul colle  di Cencelle , luogo  più nascosto e provvisto d’acqua. La mattina seguente il Papa chiamò Pietro, capitano delle guardie, e gli consegnò il denaro sufficiente per  costruire la nuova città che, nelle intenzioni papali, si sarebbe dovuta chiamare  Leopoli in onore del Papa. Sempre seguendo la stessa fonte, sembra che nell’854  il Papa benedicesse le mura della nuova città ed in seguito facesse  doni alle Chiese di S.Pietro e S.Leone. Vuole la tradizione che una volta cessato il pericolo saraceno, dietro invito di Leandro, un notabile della città, il 15 agosto 889  gli  abitanti della nuova città, all’ombra di un emblematico albero e sospinti da un amor patrio, presero la decisione di tornare alla vecchia città che da allora prese il nome di  Civitavecchia. Questo è quanto si legge nel Liber Pontificalis e quanto è riportato dalla tradizione  locale che n talunicasi  potrebbe diventare storia, ma la realtà storica è senz’altro diversa. per cui il tutto dovrà  essere sottoposto a d una severa critica onde far prevalere l’analisi storica  alle congetture di parte  o alle leggende. In primo luogo va osservato che la romana  Centumcellae  è vero che  fu presa ,saccheggiata e devastata, ma si ritiene inverosimile l’abbandono totale: l’abbandono sarà stato parziale  come il ritorno  graduale. L’abbandono  totale  sia avvenuto  per la sede vescovile  che rimase presso Cencelle. Poi il  sogno rivelatore  è chiaramente indizio di una leggenda  ed il  sapore  di qualcosa fantasiosa. Evidentemente il Papa  intendeva  lasciare una traccia indelebile  del suo nome col chiamare  la nuova città Leopoli ( Città di Leone)  ma in pratica  non esiste alcun documento  che  attesti questa denominazione, i suoi abitanti  hanno preferito ripristinare  quello della patria d’origine. Per tutto sopra esposto e soprattutto alla luce della presenza  della precedente città  di Neapolis, la probabilità  più concreta è che Leone IV autorizzò  gli sfollati del mare  di insediarsi in questa  antica città  previa ricostruzione delle mura di cinta.

LA SEDE EPISCOPALE       Torna su

Nell’853  Leone IV  confermò a Uomobono, Vescovo di Tuscania, il suo vescovado specificandone i confini ed i luoghi ad esso soggetti. Nella conferma è detto: a mari magno, et indie  per fluvius Minionem....cioè il confine partiva dal mar tirreno e seguiva il corso del Mignone . Quindi tutto il  territorio  situato sulla riva sinistra  del fiume , sul versante marino, non apparteneva alla Diocesi di Tuscania , ma evidentemente era parte integrante della sede episcopale di  Centocelle , ossia  dell’attuale Cencelle . Infatti nello stesso anno è testimoniato  Domenico, Vescovo di Centocelle. La  situazione  dovette rimanere invariata per diverso tempo :  tra il 940 ed il 950 Venerando,  Abate di S.Maria del Mignone,  restaurò la Chiesa distrutta dai  Saraceni intorno all’880. Per compiere la cerimonia Venerando chiamò Valentino Vescovo di Centosette. E’ nota ‘iscrizione epigrafica  del 1093  che menziona  Riccardo , Vescovo di Tuscania e Bieda.   Evidentemente nel volgere di popchi anni  si era verificata l’unione  delle tre diocesi. allargandosi territoriarmente. L’ampliamento non dovette essere stato gradito dalla Diocesi di Sutri il cui Vescovo Alberico si querelò a Papa Pasquale  II (1099-1118) il quale rimise la questione ad una commissione composta da Vescovi e Cardinali. a Commissione decise l’appartenenza  della terra di Centocelle   alla Diocesi di Sutri. Intervenne  Guidone, Vescovo di Tuscania, assieme al cleroed ai laici di Cencelle, allora Pasquale II risolse la vertenza decretando l’appartenenza di Centocelle alla Diocesi di Tuscania.  Non sono note le motivazioni della vertenza, un’intepretazione può essere ricercata nel timore, da parte della Diocesi di Sutri, che l’ampliamento giurisdizionale di Tuscania, aveva leso o andava  a ledere i diritti sutrini dalla parte dei Monti della Tolfa. Nel 1192 Celestino III eresse Viterbo come Sede Episcopale e  l’anno successiva uni alla Diocesi di TuscaniaIl territorio di  Centocelle , comprensivo delle terre di Civitavecchia e Cencelle,fu associato alla nuova Diocesi dalla quale dipese nel XIII  e XIV secolo. Nel 1436  Eugenio IV istituì  la Diocesi di Corneto  con Montefiascone. Da allora  il territoriali territorio di Centocelle fece parte della nuova istituzione con la quale rimase  fino al secolo scorso  quando furono unite le Diocesi di Civitavecchia e Tarquinia.

LE CHIESE

La nuova città di Cencelle doveva disporre di un territorio abbastanza esteso se poteva disporre di sette Chiese ed una Cappella. Due Chiese si trovavano all’interno della città le altre dislocate nella campagna circostante, costruite forse come centri  di aggregazione per le diverse attività agricole.Le Chiese  situate all’interno erano: S.Pietro e S.Giacomo. La Chiesa di S.Pietro  era la Cattedrale,era tenuta  da un arciprete  e quattro canonici ed è documentata dal 1220. Si ritrova menzionata   nel 1224 nella raccolta delle decime per gli anni 1274-1298. Nel 1345 l’amministrazione di S.Pietro fu concessa  a Giovanni di Venezia. La Chiesa di S.Giacomo è documentata   dal 1237e nel 1291 quando è espressamente detto :sub porticoSancti Iacopi.Si ritrova la Chiesa di S.Giacomo nel 1362 quando il consiglio generale della città vi si radunò per conferire al Sindaco Colella l mandato per la presentazione del cero a Corneto. La Chiesa di S.Maria in Valle è documentata dal1233 e disponeva della Cappella di S.Nicolò ed era forse la più importante tra le Chiese poste in campagna ; viene anche menzionata   nella raccolta sessennale delle decime  degli anni 1274-1280. E’ di nuovo menzionata nel 1291  con il suo Priore Leonardo ; è ripetuta  nella raccolta 1331-1333 con il Priore Roberto ed infine è ricordata nella locazione di fondi a Tommaso Ione di Cencelle. La Chiesa di Giovanni è documentata dal 133327. La Chiesa di S.Andrea   è documentata  dal 1313. L’attuale Eremo della SS.Trinità apparteneva a Cencelle nel 1243 Innocenzo IV l’assegnò alla Chiesa di S,Severa all’epoca del tutto abbandonata. Pertanto Cencelle aggiunse al suo territori anche la Chiesa di S.Severa. Quest’ultima è documentata per la prima volta nel 939, è considerata abbandonata  nel 1243 e sulle sue rovine, Giovanni da Castro vi  fece costruire un molino ed un forno per la fusione del ferro.        Torna su

I PRIMI DOCUMENTI

Nei documenti medievali  è spesso usato  il medesimo nome di Centumcellae  per indicare sia Cencelle e sia Civitavecchia. Ciò ha inndotto diversi storici e cronisti  nell’errore nell’attribuire il documento all’una o all’altra città. Anche se l’equivoco non è definitivamente chiarito, bisognerà procedere ad una revisione storica onde far luce su  questo aspetto,  intanto si traccia il seguente profilo storico. Il primo documento in cui è possibile riconoscere la città di Cencelle risale al 920 :nell’aprile di   quell’anno un tal Acerisio, figlio di Sindruda, dichiaratosi habitatoris Castri Centumcellensis   chiese a Rimo,Abate della vicina S.Maria del Mignone, la locazione di alcune terre per poterle lavorare. Il documento, oltre a menzionare Cencelle, testimonia la volontà del richiedente a  lavorare la terra, evidentemente  a quella data il pericolo saraceno stava scemando. Un altro documento è quello del 939 :nel mese di gennaio Campone,  Abate di  S.Maria del Mignone, cedette ai figli di Ermengarda, abitatori  in turre  di Corneto, alcune terre situate sulla riva destra del Mignone e poste in comitatu tuscanensi. ; in cambio l’Abate Campone ricevette alcuni Casali situati sulla riva sinistra del  Mignone e posti  interritorio Centumcellensi. Durante la contesa tra l’Abbazia di Farfa ed il Monastero dei SS.Cosma e Damiano per il possesso di S.Maria sul Mignone, nel 999 L’Imperatore Ottone III confermò a Farfa i diritti di S.Maria del Mignone.Nella conferma è detto  dei beni situati in toto territorio tuscano aut  Centumcellensi.La migliore    testimonianza è fornita nel 1072 quando cioè fu risolta la vertenza   tra Farfa ed i SS.Cosma e Damiano. Nel giudicato che fu  a favore di Farfa, è detto di beni patrimoniali situati apud Cornetum et Centumcellense Urbem. Nel XII secolo si avviò la formazione delle autonomie comunali come politica autarchica nei confronti del potere imperiale e papale. Nel 1143 Roma istitui presso ilCampidoglio il suo libero Comune. Dopo la frattura politicache ne derivò, nel 1188Clemente III si acccordò col Campidoglio sulla restituzione di terre e città del Patrimonio di S.Pietro tolte a Papa Lucio. Il 3 aprile dell’anno successivo Clemente III ottenne  da Enrico VI , in rappresentanza di Federico I, la restituzione anche di Cencelle. Dopo aver conquistato Tolfa Vecchia  a danno del Conte Guido di S,Fiora, il Conte Ugolino, col consenso della moglie e dei figli,sottomise al Comune di Corneto :Tolfa Vecchia,Monte Monastero e Civitella. Nell’atto di sottomissione è precisato  che cederà allo stesso Comune i suoi possedimenti diCencelle. Insomma dai primi documenti è possibile riconoscere, in attesa di altreattestazioni, Cencelle prima come fortezza, poi come  città con beni patrimoniali situati sulla riva sinistra del Mignone, con altri  beni appartenenti  al Comune di Corneto  e soprattutto come luogo soggetto alla Chiesa.

SOTTOMISSIONE  A VITERBO

Se dai primi documenti si può rilevare qualche incertezza, con l’avviarsi  del XIII secolo Cencelle nella sua vera identità  sociale e politica. <Et in quell’anno (1220) li Viterbesi comprarno  Cincelle>. <Anno Domini1221.Li Romani posero l’oste ad Viterbo e allogiaro alli Palazzi, poi vennero a combattere la Porta di Santa Lucia et in Fabule   furno cacciate   , e tornarno ad Roma  e fu per Cincelle. Poi li Viterbesi andarno in assedio ad Corneto, e feroli  danno  assai>. Queste le notizie riportate dalla cronaca ma che trovano puntuale conferma  nei fatti e  nei documenti.  Gli abitanti di Cencelle  avevano contratto  dei debiti col Comune di Corneto e per estinguerli  si  videro costretti a  vendere  i loro diritti patrimoniali  al Comune di Viterbo  che, in contesa con quello di Corneto , perseguiva una politica espansionistica sui Monti della Tolfa. Il formale atto di vendita  fu stipulato  il 29 settembre  1220 presso la Chiesa di S.Pietro  di Cencelle . Da una parte i rappresentanti  del Comune del Comune di Viterbo ; dall’altra  Enrico di Accettante  nella sua qualità di Sindaco  del Comune di Cencelle , furono venduti  tutti i diritti patrimoniali  ad eccezione di quelli privati  e delle parti di terra  necessaire all’allevamento del bestiame . Il tutto per la somma di 2.500 lire senesi , necessarie  all’estinzione  del debito contratto col  Comune di Corneto. Ma l’interesse  del comune di Viterbo  non fu solo economico. Viterbo  ottenne la sottomissione di Cencelle e mediante il pagamento, per ogni famiglia , di 24 denari senesi per il giorno della festa  dell’Angelo( 29 settembre). Nell’atto politico di sottomissione  veniva dichiarata  obbedienza alla Chiesa   e al Papa Onorio III, mostrando quindi avversità al Comune di Roma. Fu proprioil Campidoglio  che prese l’iniziativa : nel 1221 i Romani s i  allearono  ai Cornetani ed insieme mossero guerra ai Viterbesi che inizialmente respinsero primi e poi assediarono Corneto alimentando una guerra che durò diverso tempo. Venne decisadall’intervento di Onorio III che, pagando il prezzo della vendita, riscattò Cencelle alla Chiesa. il 9 dicembre 1244 Cencelle, adunato  il Consiglio col suono della campana maggiore , si  liberò da Viterbo prestando atto di omaggio e sottomissione  al Papa ed ai suoi legittimi successori.  Forse a seguito  della sottomissione  Onorio III  fece ristrutturare le fortificazioni.

SOTTO LA GIURISDIZIONE DELLA CHIESA           Torna su

Quindi Cencelle è gestito da una amministrazione comunale e sotto il controllo politico che si manifesterà anche successivamente. Il 22 gennaio 1227 OnorioIII  affidò il rettorato del Patrimonio di S.Pietro al Re Giovanni di Brienne assegnandogli  tutto il territorio compreso da Radicofani a Roma ; nell’assegnazione  sono fatti salvi i proventi  di alcune città tra cui Cencelle, che vengono concessi Raniero Capocci (fatto Cardinale Diacono di S.Maria in Cosmedin da Innocenzo i nzo III) L’amministrazione comunale ed il controllo politico sono ulteriormente  convalidati da due lettere: la prima  d’Innocenzo IV de 1245, la seconda  da Urbano  IV del 1264. Con la prima il Papa infornò  i Viterbesi  della nomina di Scambio a Vescovo di Viterbo; la stessa comunicazione fu rivolta al Clero , al Podestà , al Consiglio  ed al popolo di Cencelle. Con la secondaUrbano IV  invitò i Comuni fedeli alla Chiesa ad opporsi  al tentativo di Manfredi , figlio di Federico II , d’invadere lo Stato della Chiesa, con  l’aiuto di Pietro di Vico;  tra i Comuni destinatari della missiva  figura  anche Cencelle. Nel 1287, con decreto di Lituardo,Vicario spirituale del Patrimonio, venne nominato un Commissario nelle terre di  Cencelle,Civitavecchia,Tarquinia,Tolfa Vecchia e Tollfa Nuova. Il 25 novembre 1290 Nicolò V nominò suo Vicario presso Cencelle e Montecocozzone il suo famigliare Frate Paolo dell’Ordine dei Templari. Il “ gennaio 1291 venne firmato un trattato mediante il quale il Comune di Cencelle veniva esentato dalla giurisdizione del Patrimonio con l’obbligo però di pagare annualmente alla <chiesa un censo di 50 libbre di paparini. Il pagamento del censo è documentato sia nel 1299 e sia nel1302.L’esezione non dovette essere applicata durante il trasferimento della Sede papale ad Avignone (1305) operato da Clemente V. Con il trasferimento iniziò  la serie de Rettori,quasi  tutti francesi, per l’amministrazione del Patrimonio di S.Pietro. Il 2 mmarzo 1306 Clemente V affidò il Rettorato al suo famigliare Amanevo de Lebreto (settimo di tal nome).Allo stesso  concesse la facoltà di disporre  della nomina dei Castellani  e Rettori di alcuni luoghi del Patrimonio, revocando ogni altra  precedente autorizzazione. Tra i luoghi a disposizione del Rettore  figura anche Cencelle. La giurisdizione diretta della Chiesa su Cencelle si ricava dalla relazione che fece Guitto Farnese, Vicario del Rettore, nel periodo compreso tra il 29 settembre 1319  ed il 2 giugno 1320. La relazione èdiretta a Giovanni XXII ed è precisato che la città di Cencelle è soggetta alla <chiesa e paga annualmente  il censo di 5° libbre  di paparini. IL pagamento dello stesso censo è ripetuto sia nel 1352 e sia nel 1356.

SOTTOMISSIONE A CORNETO

Se dunque   Cencelle risulta sotto la giurisdizione della Chiesa, è altrettanto documentato che si era messa  al vicino Comune di Corneto forse allo scopo di garantirsi una copertura militare. Il primo atto di sottomissione non è riportato,  ma è probabile che risalga al XII secolo, al tempo cioè dell’erezione a Libero comune  di Corneto  , certamente prima della  sottomissione  al  Comune di Viterbo. Forse avvenne un tentativo di svincolarsi o forse una repressione, di fatto nel 1303 il Vicario Generale del Patrimonio assolse  il Comune di Corneto  dalle condanne inflitte   per i danni arrecati a Tarquinia,Tolfa Vecchia e Cencelle.  Per rinnovare l’atto di sottomissione, il2 agosto 1307 il Sindaco di Cencelle,maestro Leone,  giurò il sequitamento nelle mani dei rappressentanti del Comune di Corneto. Il Sindaco di Cencelle promise, tra l’altro,che gli abitanti di Cencelle avranno per amici gli amici di Corneto e per nemici  i nemici e che  alla vigilia della festa di <s.<maria d’agosto, offriranno un cero di 100 libbre. Il Sindaco di Corneto promise di difendere il popolo ed il comune di Cencelle da ogni nemico ad eccezione della l  Chiesa, del  Capitano del  Patrimonio e del popolo romano. all’atto formale della presentazione del cero avvenne il 14 agosto alla presenze e con il consenso del notaio Gepzio di Egidio, in rappresentanza di Matteo di Bonifacio Vitelleschi, Castellano di Corneto in Cencelle. La  sottomissione di Corneto è ulteriormente testimonianza nel 1362. E ‘del 30 di agosto l’atto formale col quale il Consiglio generale speciale di Cencelle incaricò il Sindaco accompagnare  ai rappresentanti del Comune  d i Corneto il cero  di 10 libbre in virtù  dell’offerta che Cencelle  soleva fare da tempo immemorabile.    Torna su

ALCUNE VICENDE DEL XIV SECOLO

Il trasferimento della S.Sede ad Avignone, la discesa del Bavaro e le guerre interne a Viterbo presso cui  Faziolo di Vico divenne nel 1330  arbitro della situazione,  alimentarono una tale confusione della quale potettero fare buon uso i briganti tanto che  il Patrimonio era infestato da ladroni. Il Castellano di Cencelle, in una sola volta ne prese sette che portò  a Montefiascone dal Notaio Matteo. A proposito di Montefiascone, va registrato che nel 1349, cioè dopo la nota peste, alcuni signori di Montefiascone locarono a Tommaso Ione  di Cencelle alcunifondi rusticisituati presso Cencelle . Lo stesso Ione fu autorzzato a castellare Tolfiziole (La tolficciola, un modesto colle situato tra Tolfa Vecchia e Tolfa Nuova). Innocenzo VI,  con l’intento di riformare  l’amministrazione della Chiesa,nominò suo Legato Vicario Generale in Italia il Cardinale Egidio Albornoz. Nell’aprile 1354  caddero ad una  ad una le città del Patrimonio edil18 maggio cadde Corneto. Una volta presa la città il Capitano  Salamoncelli chiese all’Albornoz  l’ordine di ritirarsi. L’Albornozdiede l’autorizzazione e nel contempo invitò  Arturello di Tolfa Vecchia al quale aveva scritto a porre, per l’accerchiamento di Corneto, due squadre di cavalieri presso Cencelle e Montalto pro dampnificando Cornetanos. Dopo l’azione dell’Albornoz, il Campidoglio tentò d’imporre le proprie forze sulle terre del Patrimonio inviando le milizie romane . Quando le milizie, al comando  di  Rainaldo Orsini, si avvicinarono a Sutri (giugno 1357 il Rettore del Patrimonio invitò le seguenti città a stare all’erta e fare buona custodia :Tuscania,Corneto,Cencelle, Bomarso , Bassano e Bassanello. L’anno successivo, il Rettore  del Patrimonio impose agli abitanti di Cencelle di ripararsi presso Corneto per timore dell’avvicinarsi della Compagnia di ventura  di Anichino  di Bongarden che stava al servizio  della Repubblica di Perugia contro la Chiesa. Il timore fu infondato  il danno invece  venne dal ritorno  delle milizie romane che,il13 giugno 1360 devastarono le terre di Corneto, Gallese, Bassanello  e Cencelle. Il giorno seguente le stesse milizie  animali di Corneto e Cencelle e che poi   condussero a Civitavechia  dove si organizzarono per nuove azioni. Nel caos politico in cui versava il Patrimonio durante il periodo avignonese,  nel luglio 1362, estorse al Sindaco di  Cencelle quattro fiorini, asserendo falsamente di essere stato inviato dal Giudice dei malefici per certe inquisizioni.

LA POPOLAZIONE

Conoscere o stabilire quale fosse il numero degli abitanti di una città medievale vissuta per diversi secoli e attualmente ridotta a ruderi  di mura e di torri, è quasi impossibile.Tuttavia con l’aiuto di due documenti si tenterà  almeno di di dare un’idea  proponendo al riguardo una base di studio. E’ probabile che il XIII  secolo sia stato quello demograficamente più intenso, pertanto è di questo periodo il primo documento che permette la relativa indagine. All’atto formale del 29 settembre 1220 col quale il Comune di Cencelle vendette al Comune di Viterbo  i suoi diritti patrimoniali, parteciparono, tra gli altri,un maestro,un calzolaio, dei fabbri,alcuni addetti ai molini ed altri alle osterie. Un totale di circa 200 persone che certamente non comprendeva l’intera popolazione non figurando nell’elenco donne e bambini ; forse erano i capifamiglia. Moltiplicando il numero dei Partecipanti per 5 (= ad un totale di una famiglia media)  si perviene ad un totale di 1.000  corrispondente  alla presunta popolazione  presente nel XIII secolo. L’altro documento che permette di indagare sulla popolazione è del XV secolo e si tratta del registro del sale e del focatico edito dal Tomassetti che,, secondo il Pardi, è una copia di un originale redatto tra il 1422  ed il 1424. Dal registro risulta che Cencelle veniva tassata per15-10 rubbia semestrali di sale equivalenti a 3.390-2.260 chili annuali. Dividendo la quantità annuale per 7 (= consumo  individuale annuo) si perviene ad una popolazione oscillante tra 300 e 500 abitanti. Sarà stata questa la reale popolazione di Cencelle ? Di cero nei secoli iniziali la città è più densamente popolata; dopo la metà del XIV secolo si avverte una certa diminuzione dovuta forse alla peste del 1348 e/o al terremoto dell’anno successivo ;dal XV secolo Cencelle  è ridotta ad una tenuta agricola che e lentamente andrà spopolandosi.          Torna su

VITELLESCHI,DI VICO E ANGUILLARA

Il  benedettino Urbano V (forse nel 1368  quando si recò a Montefiascone) concesse alla Mensa Episcopale di Montefiascone i redditi ed i proventi agricoli di Cencelle.Due anni dopo,prima di partire per la <Francia dove morirà,nominò Castellano di Cencelle Giovani Conte di Cerchiano. Il Papa ancora ad Avignone ed i  soprusi del potere ecclesiastico, nel 1375 fecero scoppiare una ribellione nazionale alimentata e condotta dalla  Repubblica di Firenze. Nel Patrimonio di S.Pietro il Prefetto Francesco di Vico aderi alla politica fiorentina mentre il cornetano LUDOVICO Vitelleschi si pose a paladino del papato. L’11 settembre 1376    Gregorio XI,per dimostrare la sua gratitudine per la difesa di Corneto  assediata dal Prefetto, concesse  al Vitelleschi il godimento dei beni confiscati ad alcuni ribelli. Due giorni dopo il Papa parti da Avignone ed il 5 dicembre sbarcò a Corneto da dove si diresse, per via mare,a Roma. Durante le fasi dello sbarco il Papa fu aiutato dal Vitelleschi  e molestato da Francesco di Vico. Per l’aiuto prestato, il  7 febbraio 1377 Gregorio XI concesse   a Ludovico Vitelleschi i redditi ed i proventi agricoli di Cencelle per un valore di 15° fiorini l’anno, revocando  la precedente concessione di Urbano V. Cencelle dovette poi  pervenire  a<<Giovanni Sciarra di Vico, cugino di Francesco. Lo si deduce dal trattato del  5 marzo 1392 tra il Campidoglio e Bonifacio IX dove è detto che i beni del Di Vico vengono assegnati alla giurisdizione del  Campidoglio, ad eccezione di VIterbo, Orchia e Cencelle  che vengono assegnati alla giurisdizione della <chiesa. Cosi anche Cencelle venne a far parte  dei beni del Di Vico e col trattato  ritornava alla Chiesa. Per la Chiesa, nel 1394 si trova Castellano di Cencelle Francesco dell’Anguillara che vi teneva un custode in suo nome. Col mutare degli eventi politici e militari, nel 1396 Bonifacio IX fu costretto a cedere a Giovanni  Sciarra di Vico : Orchia e Cencelle per un simbolico censo annuo.

TARTAGLIA, DI VICO E VITELLESCHI

Soprattutto a causa  dello scisma, il Patrimonio di S.Pietro era percorso e funestato dalle cosiddette Compagnie di ventura che si ponevano al soldo dei personaggi  più prestiigiosi  dell’epoca. Tra i più celebri  Capitani di ventura vanno ricordati : Paolo  Orsini, Sforza d’Attendolo, Gentile d Monterano, Braccio da Montone  e Angelo Broglio da Lavello detto il   tartaglia. Il Tartaglia  era  Capitano di Braccio, nonché comandante in capodell’esercito  di Ladislao Re di Napoli. Con quest’ultima qualifica nel 1413 favori l’entrata in Roma     del Re di Napoli : Nello stesso anno il Tartaglia  s’impadronii di Cencelle. Nel 1414Gregorio  XII gli riconobbe Tuscania e Cencelle. Nel perdurare dello scisma il riconoscimento  di Cencelle avvenne anche da parte di Giovanni XXIII  nel 1415  assieme Tuscania, Canini e Sipicciano  per il censo di  unius asturis. . Lo scisma si chiuse con la nomina papale di Martino V (un Colonna)  che nel 142° portò il Tartaglia  al soldo del Chiesa  riconoscendogli Cencelle. Ma l’anno successivo il Tartaglia , che aveva restaurato le vecchie fortificazioni , mori  ammazzato ad opera dello Sforza, quindi Cencelle tornò alla Chiesa. Cencelle dovette poi ritornare  nelle man dei Di Vico ( Giacomo di Vico )  per il quale fu fatale l’alleanza di Eugenio IV  con Giovanna II Regina  di Napoli. Infatti nellinverno  1431-32 l’esercito pontificio comandato dal cornetano Giovanni Vitelleschi  recuperò per la Chiesa diversi luoghi  tra cui Cencelle. Dopo la tragica morte di Giacom0 di Vico , ucciso della Rocca di Soriano  nel 1435, Eugenio IV istituii   nel 1436  la Diocesi di Corneto  con Montefiascone, separandola da  quella  di Viterbo-Tuscania. In quell’occasione  Eugenio IV confermò alla mensa  episcopale  i proventi agricoli di Cencelle  aggiungendo  quelli di S.Maria del Mignone e S.Savino. Sorsero delle liti, cosi   il 13  febbraio 1451 Nicolò V  ripristinò Bartolomeo VItelleschi , Vescovodella  Diocesi di Corneto e Montefiascone, nel possesso  dei proventi agricoli  di Cencelle, S.Maria del Mignone  e S.Savino  con pieno godimento d frutti , redditi, pascolo  e altri diritti  usurpati per la milizia dei tempi.     Torna su

LA TENUTA AGRICOLA

Intorno al 1460 iniziò l’industria dell’allume (probabilmente le prime estrazioni furono eseguite nelle vicinanze di Cencelle) sollevando interessi economici   e politici prima a livello locale, poi nazionale ed europeo. Tra gli episodi locali più rilevanti  va registrata la guerra dell’agosto 1468 tra Paolo II ed i Signori di Tolfa Vecchia. Pochi mesi più tardi, il 10 dicembre,lo steso Papa concesse a Vianesio protonotario bononiensis  le seguenti tenute: Terzolo, Monteianna ( ?), S.Maria del Mignone, Cencelle e Monte Romano.  E’ evidente quindi come Cencelle sia ridotta a tenuta agricola  ma pur sempre un territorio appetibile in quello straordinario momento  dell’industria dell’allume in cui c’era assoluto bisogno di enorme quantità di legname  per alimentare le fornaci  e per soddisfare la necessità almentare dell’ingente numero di addetti all’industria. Per cui ogni più piccolo  appezzamento di terra veniva utilizzato, disciplinato e finalizzato. Cosi, a seguito di una supplica dei cornetani, il 23 aprile 1512 Giulio II concesse loro   il permesso  di far pascolare le pecore bianche o nere( dette mungane)  nel territorio oltre il fiume Mignone, ma soltanto  fino ai confini  di Civitavecchia,  Cencelle e Ancarano. Il territorio di Cencelle interessò anche la famiglia dei Farnese che è forse identificabile con quella  lilia gens  trascritta sulla lapide   che si trovava all’ingresso del Castello di Tolfa Vecchia ed ora giacente presso il Museo Civico di Tolfa. L’esponente più prestigioso di casa Farnese è stato senz’altroAlessandro Farnese, fatto Cardinale da Alessandro V e divenuto Papa nel 1534 col nome d Paolo III. Oltre allo stemma che campeggia sotto la tettoia di un muro del Borgo chiamato La Farnesiana, nel 1506 è documentato  il Cardiinal Farnese : in un accordosull’appalto dell’allume tra Agostino Chigi  e Giacomo Migliorini ,Vannino  d’Antonio  e Giovanni d’Antonioè detto che se chaso venisse che  per il Cardinale Farnese  o altri violentemente  armata mano fusse fatto danno ala lumiera dela Ternità ( La Trinità) o a l’altre lumiere....Cioè  si teme un intervento militare  di Alessandro  Farnese o d’altri che evidentemente erano interessati all’industria dell’allume o  quanto meno  al suo territorio. Non casualmente   nel 1532 la Camera Apostolica affittò la tenuta di Cencelle  al Cardinale  Alessandro  Farnese. Non casualmente  nel 1537, sotto Paolo III,  la Camera Apostolica vendette al figlio del  Papa, Pierluigi Farnese, la tenuta di Tolfa Nuova. Non casualmente  nel  portico di Palazzo Farnese a Caprarola è dipinto  lo stemma  ( la torre a tre piani)   di Tolfa Vecchia. Sono tutte circostanze che testimoniano il ruolo storico svolto dalla  famiglia Farnese sui Monti della Tolfa. Per ritornare direttamente a Cencelle, nel 1561 fu alienata dalla Camera Apostolica . La Mensa Vescovile di Corneto e Montefiascone rivendicò i propri diritti sulla tenuta per cui si pervenne ad una vertenza giuridica con  la Camera Apostolica. Nel 1578, tra i capitoli dell’appalto dell’allume concesso a Bernardo Olgiati eGio.Francesco Ridolfi, è detto : La Camera Apostolica sia obbligata fare che il Vescovo di Corneto affitti fino di adesso alliAppaltatori tutta la tenuta diCincelli per il medesimo prezzo che s’affitta hoggi, né si possa scusare con dire che promette il il fato d’altri. Il 6 febbraio 1582 Gregorio XIII risolse la vertenza tra la Camera Apostolica ed il Vescovo di  Corneto e Montefiascone sulla  tenuta di Cencelle che veniva compresa nell’appalto dell’allume. Con apposito breve venne decretato che la tenuta di Cencelle apparteneva alla Camera Apostolica. Nel 1780, nella suddivisine  dei terreni in comunali  (di Tolfa), camerali annessi all’appalto delle  Allumiere e camerali annessi all’appalto della Dogana del Patrimonio, la tenuta di Cencelle è elencata tra i beni camerali annessi all’appalto delle Allumiere. Assieme a Cencelle facevano parte delle tenute camerali : Bandinella, Monte Sassetto, Piano di Gallo, Puntone di carnevale, Monte S.Angelo, Casale, Campo della mola, Campo d’asco,Campo sicuro, Campo reale, Campo sallustio, S.Maria del Mignone, Campo riccio, Monte rotondo, Montigiana, Puntone d’asco, Puntone S.Angelo, Puntone di Ridolfo, Prati delle bufale, Poggio vivo, Spizzicatore, Spinacceta, Prati di S :Maria,Prati della mola, Montecocozzone, Palano, Quarto delle bufale eSelvato.   Cioè un complesso di tenute che, tolte alcune e con l’aggiunta di altre, andrà a formare il patrimonio  comunale di Allumiere. Col declinare dell’industria dell’allume, nel 1826   il Paese di Allumiere ottenne l’autonomia comunale.  Le fabbriche di allume  furono convertite in attività agricole, ma la crisi  era cosi profonda che nel 18311 furono vendute le  prime tenute. Nel 1836 la Camera Apostolica, tramite il Tesoriere Mons. Antonio Tosti ( che darà il nome alla cava  Tosti)  vendette al Monte di Pietà altre tenute  agricole  tra cui quella di Cencelle. Attualmente la tenuta di Cencelle è sotto la giurisdizione politica  e territoriale del Comune di Tarquinia.  E’ idi proprietà del Signor Pio Stendardi che l’ha acquistata dalla Marchesa Carolina Sacchetti.

 

TRATTO DA BOLLITTINO N.25 DELL’ANNO 1996 della S.T.A.S.

CENCELLE  ( antica CENTUMCELLAE E LEOPOLI)

 

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