Giuseppe Cola Giuseppe Cola
 

Il Distico

Le origini di Tolfa sono ancora sconosciute; non è noto il significato del nome né si conosce l’autore del Castello situato sul monte della Rocca. Nella speranza di trovare un documento chiarificatore , per  ora si possono avanzare soltanto delle ipotesi, formulare supposizioni o interpretazioni. Lo stesso può dirsi per l’enigmatico distico che si trovava sopra l’ingresso  delle mura castellane, oggi custodito presso il Museo Civico di Tolfa. IL distico è scritto su marmo e presenta i caratteri  del XVI secolo, a differenza  delle mura di cinta   che sono state costruite ( o ricostruite) nel secolo, precedente. Questo dato permette di eliminare tutte quelle argomentazioni relative  al secolo precedente  e consente di avanzare  l’ipotesi che il distico sia stato collocato sopra alla porta  d’ingresso ( in corrispondenza della Chiesa del Crocefisso) dopo la costruzione delle mura : probabilmente è stato apposto sulle mura castellane  di Tolfa Vecchia  in occasione di qualche  particolare evento. Questo è il testo : <<CUI DEDIT OPPIDULO NPMEN CUI FELSINA   MUROS LILIA RESTITUIT GENS ORIUNDA DOMUM>> Si tratta di due versi che riportano le origini del nome e della Rocca ma, come uno scrigno, nascondono e custodiscono la chiave di lettura del suo significato. Tutti gli studiosi locali se ne sono occupati, a cominciare dal Buttaoni, ma una ricostruzione che possa mettere d’accordo tutti non è stata ancora data. Una svolta decisiva  è venuta da  V. Bianchi con l’opera <<VELSINA>>pubblicata Nel 1978. L’autore ipotizza  che la << FELSINA>>   del distico corrisponda alla <<VELSINA>> etrusca capitale delle 12 lucumonie. Anche se il, campo si è ristretto,  ancora si possono avanzare  ulteriori interpretazioni che tali resteranno  fino a quando  non si potrà risalire con certezza all’autore : ciò permetterà di sciogliere il misterioso significato. Questo autore ignoto, certamente molto erudito, come fa osservare  V. Bianchi, con due versi latini ha sintetizzato la storia delle origini del Paese. Si proverà  pertanto a proporre un’indagine  partendo dall’analisi storica per risalire al contenuto del distico, al contrario  di quindi quanti si sono cimentati in questa impresa iniziando dalla sua traduzione. Gli insediamenti attuali dei Monti della Tolfa  sono tre :Allumiere, La Bianca e Tolfa. Nel passato, anche abbastanza recente,  il Paese di Allumiere veniva chiamato <<LE ALLUMIERE>>>, due termini che stavano ad indicare le fabbriche di allume. La Bianca è la frazione di Allumiere il cui nome, rimasto invariato nel tempo, sta ad indicare la pietra  bianca del caolino che vi veniva estratta Tolfa veniva chiamata <<LA TOLFA>> o <<LE TOLFE> alludendo probabilmente ad un prodotto tuttora non identificato, ma vistosamente presente  sul posto in notevole quantità. Si potrebbe pensare alla produzione di legna ed in  conseguenza  al carbone e alle carbonaie, cioè a quelle piazzole  dove si produceva il carbone. Indubbiamente  quello del carbonaio era un mestiere antichissimo  la cui origine si perde davvero nella notte dei tempi,  anche se oggi va scomparendo. Le carbonaie  ( che secondo questa azzardata ipotesi sarebbero chiamate <<Le Tolfetani>>) si trovano numerose  nei boschi tolfetani, ancora oggi  abbastanza riconoscibili  per la loro forma ovale , e spesso sono confuse  da qualche archeologo inesperto con le fondazioni di capanne preistoriche. Quanto sopra per sostenere che il nome di  Tolfa  deriverebbe da un prodotto locale  come probabilmente è avvenuto per le Tolfe di Siena , per le quali  è documentato  nell’archivio diocesano un Messer Tolfo che ha dato  loro verosimilmente  il nome. La medesima osservazione può essere avanzata per il nome di Corneto, che forse ha avuto origine  dalla pianta del corniolo, e  per quello della famiglia Farnese che, d’origine franca o meglio longobarda, ha forse preso il nome dai boschi di farnia. Corneto è documentato dall’VIII secolo ed il fatto storico  più importante che lo riguarda è la sua costituzione a libero  Comune avvenuta  nel XII secolo ,tra i primi d’Italia. La famiglia Farnese è documentata dal IX secolo  e nel suo stemma è sempre presente il  giglio , preso probabilmente  da Firenze dove alcuni dei suoi esponenti  ricoprirono cariche pubbliche . L’accostamento dei Farnese con la <<LILIA GENS>>> del distico non è affatto azzardato. Sta di fatto  che i Farnese allagarono il loro dominio  fino a costituire  il noto Ducato di Castro. In quasi tutti i Paesi che circondano il Lago di Bolsena( luogo che conserva il nome dell’antica <<VELSINA>>, vi compresa l’isola Bisentina (Dove sono  sepolti  alcuni esponenti  dei Farnese), campeggia  lo stemma gigliato. Il medesimo stemma è visibile sotto una tettoia del Borgo della Farnesiana. Tornando  al distico, va detto che i due versi avrebbero un preciso significato qualora si accettasse l’ipotesi  che i Farnese, nella loro espansione  territoriale e politica, giungessero anche sui Monti dellaTolfa dove. intorno all’anno mille, avrebbero costruito  il Castello della Rocca (l’<<OPPIDULO>> del distico), lo avrebbero fortificato con le mura (MUROS) e gli avrebbero dato il nome (NOMEN) in virtù delle numerose carbonaie che  dal Castello si potevano controllare agevolmente. Un dato di fatto è certo : la storia     dei Monti della Tolfa s’intreccia sia con quella di Corneto e sia con quella della famiglia Farnese. Il primo documento di Tolfa testimonia la presenza sul Castello del Conte Guido di S.Fiora (appartenente forse alla famiglia Aldobrandesca) che viene scacciato dal Conte Ugolino. Con apposito atto  del 13 marzo 1201 il Conte Ugolino, assieme alla moglie Sofia ed ai  figli Rainone e Ranuccio, sottomise al Comune di Corneto Tolfa Vecchia e Monte Monastero ( un Castello posto sulla destra del Mignone, di fronte a S.Arcangelo e vicino a Civitella Cesi).Secondo lo storico locale V.Bianchi, il Conte Ugolino apparterrebbe alla famiglia dei Farnese. Condividendo tale opinione va aggiunto che del Conte si perdono le tracce, di Rainone si registra il vano  tentativo di espansione territoriale verso il Castello del Sasso e di Ranucccio che può essere individuato tra i Capitani di parte guelfa che si schierarono contro Federico II. Di certo i nomi di Rainone e Ranuccio si ripeteranno costantemente nella genealogia dei Farnese. In ogni  caso  la sottomissione del Conte Ugolino rappresenta un evento di portata storica sia che il Conte discenda dai Farnese e sia che non abbia avuto alcun rapporto con loro : testimonia la fine dell’egemonia comitale sui Monti della Tolfa ; infatti, anche se in seguito alcuni feudatari di Tolfa Nuova  saranno menzionati come <<Nobili Uomini>>, nessun protagonista successivo avrà l’onore di fregiarsi del titolo nobiliare. Nel corso del medioevo i  Farnese ed i Signori di Bisenzio parteciparono attivamente alle vicende storiche dei Monti della Tolfa. Ecco alcuni esempi: nel 1239 Cornetani, Viterbesi, Vetrallesi e Tolfetani ( alleanza ripetuta tante volte)  si schierarono contro i Signori di Farnese e Guitto di Bisenzio. Nel 1311 i suddetti alleati, assieme a Manfredi di Vico, questa volta si schierarono a favore dei Signori di Bisenzio, i Farnese, i Tuscanesi e tutto il contado aldobrandesco. Nel 1317 i Filippeschi, Manfredi di Vico, i Signori di Tolfa e Guittuccio di Bisenzio presero Acquapendente. Nel 1354 i Di Vico, i Signori di Bisenzio, quelli di entrambe le Tolfe, di Monte Monastero ed altri furono costretti ad essere fedeli alla Chiesa. Nell’inverno 1431-32 Ranuccio Farnese tolse Tolfa Nuova a Giacomo di Vico e la saccheggiò. Ma le successive vicende storiche dimostrano che i Farnese riusciranno a riprendersi i Monti della Tolfa soltanto nel XVI secolo. Al vano tentativo operato da Alessandro Farnese (futuro Papa Paolo III9 nel 1506 di essere messo a parte degli utili dell’industria alluminifera, segui nel 1532 l’affitto concessogli dalla Camera Apostolica della tenuta di Cencelle. L’effettivo rientro in possesso delle terre tolfetane avvenne nel 1537 quando, sotto Paolo III, la Camera Apostolica vendette  a Pier <luigi Farnese la tenuta di Tolfa Nuova ,questi vi pose un censo di 432 ducati e ne cedette un quarto a Lucrezia Rovere, vedova Colonna, i cambio di Frascati. Da Lucrezia passò per eredità a Orinzia Colonna che vendette la sua porzione  ad Alessandro Olgiati per1350 scudi. Cosi, dopo  tre secoli, i Farnese  riusciono a ripristinare il proprio casato sui Monti della Tolfa( RESTITUT DOMUM). L’avallo a questo evento fu dato da Paolo III che scelse come sposa  per Pier Luigi Farnese  proprio Girolama , figlia di Vittoria Frangipani della Tolfa e di Pardo Orsini. Questo matrimonio spiega la parentela dei Farnese con i Della Tolfa ed il motivo  per il quale lo stemma lo stemma dei Frangipani della Tolfa , costituito da una torre a tre piani sovrapposti, sia dipinto nel portico del Palazzo Farnese a Caprarola. Saranno stai questi ultimi eventi a determinare l’apposizione del distico sulla porta  d’ingresso al Castello di <Tolfa Vecchia ?. L’interrogativo resta ancora senza risposta. Certamente però l’antico progenitore di Vittoria, che è Ludovico, terzo di questo nome( uno dei due fratelli che furono costretti da Paolo II a vendere alla Camera Apostolica il Feudo di Tolfa Vecchia con le annesse miniere) avrebbe a  dir poco esultato. Da quanto sopra esposto, il risultato di questi brevi cenni storici  raccolti in funzione del distico, potrebbe essere il seguente: I Farnese (LILIA GENS) provenienti (ORIUNDA) dal lago di Bolsena(FELSINA) diedero il nome (DEDIT  NOMEN) e l mura (MUROS) al Castello della Rocca (OPPIDULO ) ripristinando l’antica signoria loro casato (RESTITUIT DOMUM). Per concludere e col fine di mettere in risalto il  contatto storico che indubbiamente è intercorso tra i Monti  della  Tolfa ed i territori posseduti dai Farnese, si  ritiene opportuno far seguire  un brano piacevole di una lettera scritta da Annibal Caro, che ben conosceva, nel 1532 quando, seguendo la moda di, tempo, andava alla ricerca di quei tesori.<<VASSI OGNI DI CASTRANDO MONTAGNE , OR QUELLA DI CASTRO,OR QUESTA DELLA TOLFA.SI FANNO SAGGI SPRA SAGGI. NON SI PARLA  D’ALTRO CHE DI XCAVE,DI VENE, DI FILONI......>> Ecco in definitiva proposta un’altra interpretazione che si spera possa dare un pur modesto contributo alla ricerca  del nome e dl Castello. E bene comunque ripetere che l’autentico  significato del distico sarà svelato soltanto quando si potrà risalire con certezza  al suo autore.

(  tratto da <<la rocca>> numero unico, agosto 1998).

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