Archeologia

 

Walter Bianchi "Velsina"
 
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POMPILIO TAGLIANI
I GIORNI CANTATI


a cura di


EUGENIO BOTTACCI
CIRCOLO CULTURALE
«GIACOMO BELLONI»
TOLFA – 1991


Sicuri di interpretare i sentimenti di tutti i soci dell'Associazione, nonché di tutti gli appassionati di poesia a braccio, vogliamo porgere i più sentiti ringraziamenti, per avere incoraggiato, sostenuto e reso possibile la presente pubblicazione, alla Regione Lazio - Presidenza del Consiglio -, alla Provincia di Roma ed alla Cooperativa edile intercomunale "Cinque Monti" di Civitavecchia.
Riteniamo doveroso, inoltre, rivolgere un ringraziamento particolare ad Eugenio Bottacci, per avere voluto contribuire, con il solito impegno, alla riuscita di questa iniziativa, come già di tante altre, nel settore della Poesia estemporanea.
Il Consigliere Direttivo del Circolo culturale «Giacomo Belloni»

INTRODUZIONE


Non è difficile presentare al pubblico, in particolare a quello che segue ed apprezza la poesia estemporanea, la figura e l'opera di Pompilio Tagliani, dal momento che, ormai da molti anni, al nome di «Pompo» è indissolubilmente associata l'idea di «quello che canta a braccio», del poeta improvvisatore in ottava rima, impetuoso protagonista di infinite gare e serate poetiche, ma anche infaticabile animatore di notti passate in bianco tra interminabili sfide in rima, provvidenzialmente ac­compagnate da più di un bicchiere di buon vino.
Ma oltre che creatore di poesia, egli è stato un instancabile organizzatore di manifestazioni poetiche ed è soprattutto gra­zie al suo spirito di iniziativa, alla sua capacità di stimolare e coinvolgere altre persone in questo lavoro che Tolfa ha acquisi­to la fama di essere uno dei centri più attivi, in Italia, nella ri­scoperta, nella diffusione e nella valorizzazione della poesia a braccio, uno dei prodotti più tipici della cultura contadina, or­mai tramontata, che proprio nell'improvvisazione cantata dell'ottava rima ha trovato uno dei più originali mezzi di espressione.
Pompilio Tagliani è nato a Tolfa (Roma), dove tuttora vi­ve, 1125 giugno 1923, in un certo senso figlio d'arte, poiché già suo padre, Antonio, ed il nonno paterno, Luigi, erano apprez­zati improvvisatori; purtroppo non poté frequentare la scuola, a causa delle precarie condizioni economiche della sua fami­glia, situazione in quel periodo quasi generalizzata; solo in se­guito, a prezzo di grandi sacrifici, studiando alla sera dopo du­rissime giornate di lavoro, poté concludere la 3 a elementare.
La passione per la poesia estemporanea si sviluppò in lui fin da giovanissimo, soprattutto grazie all'ascolto dei più fa­mosi improvvisatori di quel tempo, «Meo» Battilocchio, Gia­como Belloni, Rodolfo Sfascia ed altri, che costituirono un co­stante modello e punto di riferimento.
Ma ad un poeta a braccio, oltre all'estro, alla passione, all'ispirazione, alla versatilità, alla costanza, sono indispensabili almeno altri due elementi fondamentali: una tecnica adeguata ed una buona cultura generale, che possano consentirgli di affrontare con disinvoltura i temi più svariati che vengono assegnati nelle manifestazioni poetiche, dalla mitologia alla storia, alla scienza, fino alle problematiche sociali, economiche e politiche più attuali.
Iniziò quindi per lui un lungo periodo di letture e di approfondimenti, lavoro tanto più faticoso se fatto nei ritagli di tempo, alla sera, saltuariamente: d'altro canto, il faticoso lavoro dei campi e le cure della numerosa famiglia di più non consentivano.
Per molti anni la sua attività poetica fu, in un certo senso, ufficiosa, perché portata avanti all'osteria, sui luoghi di lavoro, nelle cantine, nelle comitive di amici, dove, quasi sempre, i complimenti o gli scherzi si facevano a suon di ottave, con botte e risposte a non finire; furono anni di utilissime esercitazioni, che servirono a migliorare la sua tecnica espressiva e ad affinare i trucchi del mestiere, indispensabili per un poeta a braccio.
A dargli la spinta decisiva per esordire in pubblico a 28 anni, in Piazza G. Matteotti, a Tolfa, fu Bruno Moggi, poeta più anziano e già esperto cantore, con cui egli era da tempo entrato in rapporti di amicizia e di collaborazione; da quella serata del 1951 iniziò per lui una lunga attività poetica ufficiale, che dura tuttora, e che lo ha visto impegnato in quasi tutti i centri italiani nei quali la tradizione della poesia a braccio è ancora viva e feconda.
La sua attività si svolse dapprima nell'alto Lazio e poi nel resto d'Italia, in particolare in Toscana.
Verso la fine degli anni '50, tramite un comune amico, entrò in contatto con il poeta Edilio Romanelli, toscano, ma residente a Roma e, tramite lui, con i più famosi poeti toscani, in particolare l'insuperabile Vasco Cai, ma anche Nello Landi, Florio Londi, Libero Vietti e tanti altri, con i quali ha «incrociato» i versi in centinaia di occasioni.
Il contatto con la poesia toscana non solo costituì una occasione di incontro con la scuola di poesia a braccio più ricca e più attiva d'Italia, ma anche un'occasione di accrescimentopersonale e di rilancio della poesia a Tolfa e nel comprensorio; da cantore, «Pompo» si trasformò anche in organizzatore di manifestazioni poetiche e fu soprattutto grazie a lui e ad un altro appassionato tolfetano, Mario Lucarini, che a Tolfa si poterono ascoltare ed apprezzare i migliori poeti improvvisatori italiani; questo determinò un rinnovato interesse per la poesia a braccio anche nei più giovani e questa originale manifestazione culturale, che stava languendo, riacquistò vigore e slancio.
Questa attività di organizzatore, che forse troppo spesso, a suo discapito, lo ha distratto dall'impegno poetico, è continuata nel tempo; nel 1974, insieme ad Antonio Pizzuti, Bruno Moggi, Ettore Pierrettori, Vincenzo Stafanini, Carlo Gobbi, Giuseppe Morra, Angelo Pierantozzi ed al sottoscritto, fu tra i fondatori del Circolo Poetico-culturale intitolato a Bartolomeo Battilocchio, mentre successivamente, nel 1980, fu il principale promotore della costituzione del Circolo culturale «Giacomo Belloni», di cui è attualmente Presidente.
Nel corso della sua lunga carriera, egli ha ricevuto numerosi premi e riconoscimenti per la sua attività poetica; è apparso più volte sugli schermi televisivi, le sue ottave sono state trasmesse in alcune rubriche culturali radiofoniche, molti nastri con la registrazione di sue cantate, raccolte sul campo da validi ricercatori e studiosi in varie occasioni, sono conservati presso l'Istituto «Ernesto De Martino» e presso la Discoteca di Stato.
Le composizioni poetiche di Tagliani che vengono presentate in questa raccolta costituiscono soltanto la minima parte di tutta la sua produzione, fatto caratteristico di tutti i poeti a braccio che pubblicano le loro opere, essendo essi più legati ai ritmi della tradizione orale che alle pratiche della composizione scritta.
E' opportuno precisare che l'attività di scrittore dell'Autore, oltre che scaturire da particolari occasioni ispirative, è stata sempre molto saltuaria e frutto di notevole forza di volontà; abituato da sempre ad improvvisare cantando, con pochissimo tempo da dedicare ad una attività che, invece, ne richiede molto, con un livello di studi piuttosto basso rispetto agli svariati problemi e difficoltà che la poesia scritta comporta, egli è riuscito ad intensificare la sua attività di scrittore solo con l'avanzare degli anni, con il prevalere della maturità e della riflessione sull'impeto, con la diminuzione delle preoccupazioni di ordine materiale della famiglia, ma, soprattutto, con un continuo lavoro di lettura e di studi che gli ha permesso di venire a contatto con nozioni e tecniche indispensabili a questo modo, per lui nuovo, di concepire e vivere la dimensione poetica.
Nella prima Parte vengono presentate «Le storie», cioè componimenti di riflessione, di respiro abbastanza ampio, ispirate in genere a fatti tragici, caratterizzati da toni solenni e da contenuti costantemente rivolti alla rivendicazione della necessità che nei rapporti umani siano presenti i valori della fratellanza, della uguaglianza e della reciproca solidarietà tra gli uomini.
Nella seconda Parte sono presentate le poesie scritte «all'occasione», cioè componimenti brevi, rapidi, dai toni augurali o scherzosi, composti per ricorrenze o circostanze particolarmente sentite dal poeta.
In questa Parte viene anche presentata la trascrizione, da nastri registrati, di due «incontri» poetici di Pompo con i colleghi Antonio Pizzuti e Carlo Travagliati.
A conclusione di queste brevi Note introduttive, voglio sottolineare che Pompilio Tagliani meritava questa pubblicazione: sarebbe stato particolarmente ingiusto, infatti, se non fosse rimasta nessuna testimonianza, nessuna traccia storicamente riscontrabile di una attività poetica portata avanti con passione e con impegno per tutta una vita, nella quale gli elementi, spesso banali, della quotidianità sono stati costantemente ed indissolubilmente legati all'arte, sempre nobile, della Poesia.

Marzo 1991
 
Eugenio Bottacci