Index

 

e) "L'insorgenza antifrancese"

Sul finire del secolo ancora un altro avvenimento doveva sconvolgere la chiesa ed il convento degli agostiniani della Sughera.
Il 15 febbraio 1798, in seguito all'occupazione di Roma da parte delle truppe francesi del generale Berthier, con la soppressione del governo pontificio, veniva proclamata la repubblica.
Per Tolfa, vissuta per tanto tempo sotto l'ala protettrice dello Stato Pontificio, questo stato di cose originò un grave disagio. I cittadini schierati sui pascoli sui quali dopo tanti anni avevano acquisito un perpetuo diritto di enfiteusi, mostrarono ìl loro dissenso nei confronti di quella politica governativa tendente alla privatizzazione.
A causa dell'arrivo dei francesi inoltre il pontefice aveva chiesto alle comunità fortissimi contributi di beni pubblici, Tolfa spogliò allora le sue chiese e gli ori della Sughera riempirono due canestre. BIANCHI, Storia dei Tolfetani cit., . 390.
Quando Civitavecchia fu assediata anche Tolfa partecipò alla ribellione. La spedizione contro gli insorti fu spietata ed il generale Merlin si assunse l'incarico di marciare contro il paese e di ridurlo alla sottomissione. Le truppe francesi marciarono da Cibona verso Tolfa e, nonostante la resistenza degli abitanti, raggiunsero la Chiesa dellaSughera dove stabilirono il loro quartiere generale per poi procedere alla volta del paese. 2 F. M. MIGNANTI, Santuari cit., p. 98.Le case furono saccheggiate e le chiese profanate.
La Sughera subì probabilmente l'offesa più grave: l'immagine della Madonna tanto venerata fu tolta alla devozione dei tolfetani e, fatto ancor più grave, molti tolfetani che si erano consegnati ai francesi per aver salva la vita, furono fucilati proprio nel piazzale antistante la chiesa.
Cento anni più tardi il popolo di Tolfa ricordava il massacro con una solenne cerimonia. Due lapidi furono apposte a ricordare il triste giorno la prima, nella cappella municipale del cimitero, ricorda i nomi dei fucilati; l'altra sul lato destro della chiesa lungo la strada dove era consumato l'eccidio così recita:

"IL DI' 15 MARZO 1799
QUI CADDERO FUCILATI
DALLE MILIZIE DELLA REPUBBLICA FRANCESE
TRE SACERDOTI
CON ALTRI CENTO E PIU` TOLFETANI
PERCHE' DALLA VIOLENZA STRANIERA
AVEVANO TENACEMENTE DIFESO
LE PROPRIETA' LE FAMIGLIE LA PATRIA.
IL POPOLO DI TOLFA
NEL GIORNO DEL CENTESIMO ANNIVERSARIO
PER COMPIANTO ED ESEMPIO. 3 Ibidem, p. 103.

f) La chiesa della Sughera oggi.

Dopo l'assedio francese la situazione economica del paese si presentava assai critica e la comunità si trovò a far fronte a difficoltà di diversa natura. L'agricoltura, il settore da cui Tolfa traeva il suo principale sostegno, era in stato di quasi totale abbandono: i campi devastati dal saccheggio e dagli incendi non potevano più fornire la quantità di prodotti necessaria ai bisogni sociali.
Agli inizi del XIX secolo le miniere riprendevano la loro attività ma ormai l'impresa, a causa delle spese necessarie al loro nuovo avviamento, non costituiva più un affare vantaggioso. Molto dell'allume restava invenduto ed il costo della manodopera era notevolmente aumentato. In seguito quindi alla rivolta del popolo tolfetano contro i francesi e dopo che l'impresa mineraria dell'allume aveva subito la più profonda delle crisi, Tolfa aveva perso la sua importanza ed era tornata alle sue umili attività. Anche la chiesa della Sughera, dopo aver vissuto nel XVI secolo il periodo di massimo splendore, agli albori del XX secolo, sembrò del tutto dimenticata. Con la legge del 7 luglio 1866, divenuta esecutiva per Roma e Provincia con successiva legge del 19 giugno 1873, lo Stato Unitario soppresse le"Corporazioni Religiose" confiscandone i beni e le proprietà. MANNINO, S. Maria della Sughera cit., p. 106. A tale destino non poté sottrarsi neppure il complesso religioso della Sughera che prima fu annesso al Regio Demanio, poi ceduto al comune di Tolfa nel corso degli ultimi anni venti del XIX secolo. 2 Ibidem, p. 39. Dopo di allora all'ormai esigua comunità di agostiniani di Tolfa rimase l'incarico di officiare la chiesa e di provvedere alla sua manutenzione dietro corresponsione, da parte del Comune, di 150 lire annue. Divenuto però insufficiente l'assegno erogato, l'ultimo agostiniano lasciò il convento nel 1921. 3 Ibidem, p. 39. Nel 1936 lo stato di abbandono era tale che fu adibito a caserma degli alpini e successivamente fu sede del Genio militare. Nel secondo dopoguerra fu dimora di sfollati; ospitò poi dal 1946 al 1960 una fabbrica di mattonelle ed infine, fino ai primi anni del 1998, un'officina di fabbri. Oggi la chiesa ed il convento della Sughera, in vista dell'anno del Giubileo, sono in via di restauro grazie soprattutto allo stanziamento di fondi da parte della regione Lazio.
4 A. PASCUCCI, Santuario di S. Maria della Sughera a Tolfa, Civitavecchia 1997, p. 31..
Nel 1995 sono stati assegnati 100 milioni per i lavori di restauro della chiesa finalizzati al recupero degli affreschi ed ulteriori 500 milioni per lavori esterni ed interni. La Regione Lazio inoltre, con l'assegnazione dei fondi della 5/b, ha assegnato 3 miliardi e 700 milioni per sistemare ed ultimare il museo del convento dei Padri agostiniani.

ELENCO APPENDICI

Copia dell'opuscolo inedito di Prospero Morra ritrovato nella collezione di un privato. P. MORRA, 480 anni fa, la scoperta della Madonna della Sughera, Tolfa 1981, pp. 1-3
Atto di cessione del territorio limitrofo al "cappellone chigiano" per l'edificazione di una nuova cappella intitolata a S. Antonio Abate. AGA, Dd 14, Registrum Gabrieli Veneti 1521-1525, p. 93 v.
Contratto fra Agostino Chigi, Bernardino di Viterbo e Giovanni Battista per la realizzazione della cupola e della lanterna per la chiesa di S. Maria della Sughera. ASS, Fondo notarile ante cosimiano, filza %3, inserto 90, anno 1508.
Relazione manoscritta dei Padri Agostiniani datata 1650 sulle condizioni della chiesa e del convento di S. Maria della Sughera. AGA, li 4, Relazioni economiche dei conventi della Provincia di Napoli, tomo II, pp. 366 r e 367 r e v.
Il 28 luglio 1552 nella chiesa della Sughera è commesso un omicidio. La chiesa fu interdetta al culto e chiusa. ASCT, Consigli 1552-1561, in vol. 7, p. 23 r.
Relazione del 1780 dell'agostiniano Tomaso Bonasoli che informa come le entrate del convento della Sughera ammontanti a 1108 scudi nel 1652, fossero diminuite nel 1717 a soli 500 scudi. AGA, Notitie della religione agostiniana e della Provincia Romana di S. M.ro Tomaso Bonasoli figlio del convento di Anagni nel 1780, pp. 456-457.
Appendice VII Il 17 gennaio 1558 si evidenzia la necessità di porre rimedi alla cupola della chiesa affinché non si rovinasse oltre. ASCT, Consigli 1552-1561, in vol. 7, p. 17 v.
Appendice VIII Il 3 luglio 1558 il Consiglio dona alla Sughera 10 ducati di carlini per la fabbrica della chiesa. ASCT, Consigli 1552-1561, in vol. 7, p. 82 v.
Il 5 marzo 1559 il problema della cupola pericolante è risolto. Si scelsero Paolo Borgonovo, Guglielmo Forsano e Bernardino de Rossi a presiedere i lavori di riparazione. ASCT, Consigli 1552-1561, in vol. 7, p. 90 v.
In data 11 giugno 1561 si fa riferimento alla cappella Chigi e si invitano gli Agostiniani a provvedere alle spese necessarie alla sua riparazione. ASCT, Consigli dal 1561-1575, in vol. 14, p.90 r.
Antico Catasto con la localizzazione del terreno di proprietà della Sughera. ASCT, Catastro, vol. 22, p. 22 r.
Contratto di enfiteusi per un terreno appartenente al convento dei Padri Agostiniani della Madonna della Sughera a favore di Francesco Luciani.ASCSE, 20 luglio 1712 nella Tolfa.
Appendice XIII         Cessione di due stalle poste alla "Costa". ASCSE, 10 ottobre 1718. Contratto per la cessione di terre del convento della Madonna della Sughera all ' Albergante". ASCSE, 28 marzo 1719 nella Tolfa.
Giuseppe Valentini riceve dal convento della Madonna della Sughera quattro stanze in affitto poste nella Tolfa, nella contrada delle "Botteghe" ad uso di spezieria. ASCSE, 1 febbraio 1728 nella Tolfa.
Appendice XVI          I periti incaricati dal convento della Madonna della Sughera trovano la casa ereditata dal Sig.
Stefano Celli in pessime condizioni. ASCSE, 13 novembre 1731.
Appendice XVII         La signora Giannetta Borghese si obbliga a seminare un terreno spettante al convento e situato in "Pian Cisterne". ASCSE, 29 settembre
1765.
Appendice XVIII       Antonio Rossetti si obbliga a pagare l'affitto di una stalla posta alla "Ripa". ASCSE, 30 aprile 1768.
Appendice XIX          A Franco Rossi viene tolta una vigna situata alla "Tolficciola" di proprietà del convento per non
averla curate come avrebbe dovuto. ASCSE, 16 settembre 1768.
Appendice XX          Prato posto nella contrada delle "Prata" . ASCSE, 9 giugno 1782.
Appendice XXI I Padri Agostiniani chiamano un perito per stimare un terreno posto in contrada la "Sugara". ASCSE, 18 febbraio 1783.
Appendice XXII        Terreno al "Marano" di proprietà dei Padri Agostiniani. ASCSE, 17 luglio 1783.
Appendice XXIII      Il convento degli Agostiniani dà in affitto a Francesco Moretti "illetterato" una casa posta in contrada "La Lizzara" . ASCSE, 8 marzo 1797.
Appendice XXIV       Giancarlo Poleggi cede i suoi beni al convento della Sughera a patto che lo stesso si occupi però anche di pagare i suoi debiti. ASCSE, 3 ottobre 1780.
Appendice XXV       Le cause degli agostiniani si fanno tanto frequenti che i padri chiedono l'intervento del vicario generale. ASCSE, 18 febbraio 1783.
Appendice XXVI     L'otto settembre 1553 padre Gregorovius chiede aiuto alla comunità per fare la cisterna del convento. ASCT, Consigli 1552-1561, vol. 7, pp. 22 r ev..
Appendice XXVII    Il 26 febbraio 1558 il convento di S. Maria della Sughera chiede aiuto alla comunità per riparare l'orologio nel torrione. ASCT, Consigli 1552-1561, vol. 7, p. 79 r.
Appendice XXVIII 1123 ottobre i padri chiedono aiuto alla comunità per la campana e l'orologio. ASCT, Consigli 1552­1561, vol. 7, pp. 112 r e v.
Appendice XXIX     I padri della Sughera supplicano la comunità affinché faccia elemosine per pagare gli organi. ASCT, Consigli 1576-1581, vol. 15, p. 34 r.
Appendice XXX I padri della Sughera chiedono alla comunità un contributo per l'organo e per il musicista. ASCT, Consigli 1581-1588, vol. 16, pp. 29 v e 30 r e v.
Appendice XXXI     Il consiglio di Tolfa dona ai padri della Sughera 30 scudi delle "fide" del bestiame. ASCT, Consigli ed Istromenti 1601-1608, vol. 24, pp. 37 v e 38 r.
Appendice XXXII    Al 1613 è una nuova richiesta degli agostiniani di 25 scudi per la porta della chiesa. ASCT, Consigli Bandimenti ed Istromenti 1613-1617, vol. 32, p. 24 r.
Appendice XXXIII  Nel 1613 il comune provvede ad una parte delle spese necessarie per la cappella di S. Nicola. ASCT, Consigli e Proventi 1598-1613, vol. 21, p. 45 r.
Appendice XXXIV     ADS, Fondo Vescovi, Visita Pastorale Saverio Mellini 1695, p. 455 r.
Appendice XXXV      ADS, Fondo Vescovi, Visita Pastorale Saverio Mellini 1697, p. 60 r
Appendice I
480 ANNI FA

I NOVEMBRE 1501: LA "SCOPERTA"DELLA MADONNA DELLA SUGHERA A TOLFA

"Cavalcammo sempre per monti grandi e boschi foltissimi nel nostro andar ogni giorno a caccia de porci e cervi". Con queste parole, nel 1511, il giovane marchese Federico Gonzaga informava il padre, signore di Mantova, del grandissimo divertimento provato andando a caccia nella campagna di Tolfa in compagnia del cardinale Petrucci.
Dieci anni prima, £1 10 Novembre 1501, anche due signori di Tolta, avevano voluto dedicare la giornata festiva al piacere delle caccia. La tradizione ci ha tramandato i loro nomi: Costantino Celli e Ber- tardino Roso, due "notabili" del paese.
 Su Costantino Celli non ci sono dubbi. T Celli, imparentati con i Frangipane, erano da tempo ai vertici dell'aristocrazia locale. Nel 1468 era stato proprio un Celli a sventare i. piani di Paolo TT, deciso ad impadronirsi. di Tolfa con l'aiuto di gente prezzolata.
Ma chi era, in quel 1° Novembre 1501, il suo compagno di caccia? Ho motivo di credere che il nome sia stato tramandato inmodo inesatto. Nella Tolfa degli inizi del XVT secolo non c'era nessun "Roso". C'erano invece, ed in posizione di preminenza, í "Del Rosso". Un Filippo Del Rosso figura, insieme ad un Paolo Celli, tra gli "spettabili omini" che nel 1530 elaborarono lo Statuto delle libertà comunali. Qualche anno più tardi, nel 1555, un altro Del Rosso, insieme ad un altro Celli, sarebbe stato l'autore della divisione delle terre da semina tra tutti i tolfetani, sulla base di una formula assai singolare, che privilegiava, con assegnazioni più estese, le famiglie. Ai antico ceppo locale rispetto a quelle degli immigrati, giunti a Tolfa dopo la scoperta delle miniere d'allume.
Usciti di paese di buon'ora, il Celli e il Bel Rosso si erano diretti verso ovest, inoltrandosi subito nel folti boschi che circondavano e quasi aggredivano l'abitato che cominciava ad estendersi oltre le mura castellane. Per loro quel giorno non ci sarebbero stati né cinghiali (i "porci" di Federico Gonzaga), nè cervi, e nemmeno selvaggina minuta, di solito abbondante nel fitto della macchia. Sembrava che la vita animale fosse misteriosamente scomparsa da quella zona: solo una distesa senza fine di piante di sughero immote nell'umido mattino della festa dei Santi, e intrigo di rovi ad intralciare la ricerca dei cacciatori.
All'improvviso, un insistente latrato dei ceni, fermi nella posi­zione della punta. T1 Celli ed il Del Rosso accorsero con passo precipitoso. Giunti sul posto dove i cani si erano fermati, si guardarono perplessi. Ai piedi dell'albero non c'erano né cinghiali né cervi, ma i cani restavano lì, immobili, continuando ad abbaiare. T due cacciatori pensarono a qualche grosso volatile, e guardarono in alto: tra i rami di un sughero enorme c'era un dipinto raffigurante la Madonna che stringeva a sé il Bambino Gesù, in piedi sul piano di un tavolo, benedicente. Nel dipinto, folti rami di un albero facevano da sfondo alle due figure.
Stupore, ammirazione, commozione e gioia s'impadronirono dell'animo dei due, e ad essi bastò un cenno d'intesa. Abbandonata a caccia, tornarono in paese a dare la notizia della scoperta, e di li a poco l'intera popolazione di Tolfa li seguì in un ritorno trepidante sul po posto per vedere, per ammirare, per pregare.

Appendice I

Sarebbe stato inutile chiedersi come il dipinto fosse arrivato su quell'albero, perché nessuno avrebbe potuto dare una risposta. Tn via di ipotesi, si può oggi pensare ad una raffigurazione delle viterbese Madonna della Quercia, assai venerata da qualche decennio in tutta la regione della Tuscia. Sempre in via di ipotesi, si può ritenere che il dipinto fosse uscito dalla bottega di Antonio del Massaro detto il pastura, assai attivo in quegli anni a Viterbo, a Corneto e altrove. Sono ipotesi suggerite dalla presenza a Tolfa in quel tempo di Agostino Chigi. Appaltatore delle miniere di allume dal 24 Dicembre 1500, il Chigi, che stava indirizzando gli scavi verso la zona de La Bianaa, aveva forse pensato di affidare alla protezione della Madonna le sue speranze di trovare in quel luogo giacimenti più ricchi ed abbondanti del prezioso minerale.
La congettura non deve far meraviglia. Imprenditore certamente geniale, il Chigi univa in sé, istintivamente, come molti uomini del rinascimento, l'amore per le cose sacre e quello per le cose profane in un intreccio così vario e complesso che impediva di comprendere quando e quanto gli interessi per il sacro fossero a servizio di interessi profani, e viceversa. Suo padre Mariano, banchiere accorto ed uomo di profonda pietà, quando anni prima aveva commissionato al Perugino una crocifissione - splendido capolavoro che anche oggi costituisce la gemma della chiesa di S. Agostino a Siena - pretese ed ottenne che tutte le figure dei personaggi dipinti ai piedi della croce avessero il volto degli uomini e delle donne della sua famiglia. La congettura, inoltre, trova un conforto nel dato storico che Agostino Chigi aveva trascorso proprio a Viterbo gli anni della giovinezza, ed aveva potuto constatare di persona quanto fosse viva ed intensa la venerazione nutrita per la Madonna della Quercia. Fra cosa naturale, per lui, porre sotto la protezione della Vergine quel l'appalto delle Lumiere che in breve tempo ne avrebbe fatto il più grande mercante della cristianità, il mecenate della Roma del suo tempo, in una parola sola "il Magnifico".
I1 senese Enea Silvio Piccolomini, salito al trono di Pietro con il nome di Pio II, aveva salutato come un dono immenso della Provvidenza, nel 1461, le scoperta delle miniere d'allume nella zona di Tolfa, e aveva consacrato ella crociata contro i Turchi tutti i proventi che lo sfruttamento delle "Lumiere" avrebbe procurato alla Santa Sede. Quarant'anni dopo un altro senese, il Chigi, avreb be messo sotto la protezione della Madonna della Quercia le "sue" lumiere, destinate a fornire allume per quasi tre-secoli a tutto l'occidente cristiano.
Quel 1° Novembre 1501 tutto il popolo di Tolfa, raccolto sotto l'albero della scoperta prodigiosa, decise di portare il dipinto in paese, e di collocarlo provvisoriamente nella chiesa della Misericordia, in attesa di più solenni onoranze. L'indomani, quando un sacerdote si recò nella chiesa per celebrarvi la Messa, il dipinto non c'ere più: la Madonna era tornata sul suo albero di sughero. Seguirono numerosi prodigi, che la tradizione ha tramandato fino a noi.
Alla Madonna del Sughero, che nessuno osò più rimuovere dal luogo dove era state rinvenuta, Agostino Chigi fece costruire una chiesa, ordinando che l'albero sul quale il Cell, e Del Rosso l'avevano trovata fosse incorporato nell'altare, e che la zona intorno all'albero non venisse pavimentata. L'altare doveva innalzarsi dalla nuda terra, con le radici dell'albero ancora affondate nel terreno tra zolle intatte.
Risalgono al giugno del 1507 i "Patti tra Messer Agostino del fu Mariano Chigi e Gio. Batta del fu M. Pietro e Bernardino di Giovanni da Viterbo, scultori e Muratori, per fare la cupola o tribuna della Chiesa di S. Maria della Sugara".
LA denominazione della nuova chiesa piaceva molto al Chigi.
Gli ricordava la denominazione di una sua villa di Siena detta Appunto della Suvera o della Sughera che egli aveva ceduto ai suoi concittadini perché potessero farne dono a Giulio II, suo grande amico e protettore, a testimonianza di una.., inesistente ascendenza senese di quel Papa.
érimasto nella chiesa costruita per lui fino al 15 Marzo 1799. Quel giorno, il più triste e luttuoso della storia di Tolfa, il quadro sparì in quelle tragiche idi di Marzo le truppe francesi che sostenevano la repubblica giacobina proclamata l'anno prima, dopo aver domato la resistenza di Civitavecchia, vollero dare a Tolfa un durissimo esempio di come si punisce una ribellione al potere costituito. La punizione fu atroce, perché proprio davanti alla chiesa delle Madonna della Sughera più di cento tolfetani inermi su una popolazione che non arrivava ai mille abitanti furono fucilati. I misteriosi disegni della Provvidenza La mano sacrilega che quel giorno strappò il dipinto dai rami del l'albero murato dentro l'altare, risparmiò senza rendersene conto alla Madonna protettrice di Tolfa la pena infinita di assistere, impotente, ad un abietto e vile delitto contro l'umanità.

PROSPERO MORRA


BIBLIOGRAFIA

A. BALDINI, Nel nome di Maria, Allumiere 1996.

  • BARBIERI, Industria e politica mineraria nello Stato Pontificio dal '400 al '600, Roma 1940.

E. BENTIVOGLIO, Raffaello e i Chigi nella Chiesa agostiniana di S. Maria del Popolo, Roma 1984.

  • BENTIVOGLIO- S. VALTIERI, S. Maria del Popolo a Roma, Roma 1976.
  • BIANCHI, Storia dei Tolfetani dalle origini alla fine dello Stato Pontificio, Civitavecchia 1984.

E. BRUNORI, Ferraria, un antico borgo minerario e la sua Chiesa, Allumiere 1994.
E. BRUNORI, Quando la Lumiera era alla Bianca, in Notiziario VII dell'Associazione Archeologica A. Klitsche, Allumiere 1985.
E. BRUNORI, S. Agostino alla Fontanella, in "Società Tarquiniense di Arte e Storia", Bollettino 22 (1993), pp. 211-237.
A. CAVALLARO, Bottega di Giovanni da Udine, pp. 45-48, in Oltre Raffaello aspetti della cultura figurativa del cinquecento romano, Roma 1984.
P. CHIRICOZZI, Le chiese delle diocesi di Sutri e Nepi nella Tuscia meridionale, Grotte di Castro (Vt) 1990, pp. 335-341.
G. COLA, La Bianca, un territorio da rivalutare, Tolfa 1995.
G. COLA, Itinerari storici, Tolfa 1985.
G. COLA, I Monti della Tolfa nella storia, la Tolfaccia e Forum Clodii, Tolfa 1984.
G. COLA, Lo sfruttamento delle risorse minerarie in una sintesi storica dei Monti della Tolfa, in "La goccia", 10 (1998), pp. 30-36.
G. COLA- A. BERARDOZZI, S. Maria sul Mignone da insediamento monastico a tenuta agricola, in "La goccia", 24 (1993), pp. 25-32.
G. COLA- A. BERARDOZZI- M. GALIMBERTI, Lo sfruttamento degli altri minerali e metalli, Tolfa 1998.
G. CUGNONI, Agostino Chigi il Magnifico, in "Archivio della R. Società Romana di Storia Patria", 2 (1878), pp. 37-83, 209-225; 3 (1880), pp. 213­232, 291-305, 422-448; 4 (1881), pp. 56-75, 195-216; 6 (1883), pp. 139-172, 497-539.
F. DANTE, Agostino Chigi in Dizionario biografico degli italiani, vol. 24, Roma 1990, pp. 735-743.
J. DELUMEAU, L'allume di Roma dal XV-XIX secolo, Roma 1990 (ed. originale L'alun de Rome, Paris 1962).
FRANCHINI, Note sull'attività finanziaria di Agostino Chigi nel '500, in Studi in onore di Gino Luzzato, Milano 1950.
D.GALLAVOTTI- CAVALLERO, La decorazione a grottesche nella prima metà del '500, pp. 48-52, in Oltre Raffaello spetti della cultura figurativa del cinquecento romano, Roma 1984.
D. GNOLI, Il banco di Agostino Chigi, in "Archivio storico dell'arte", 1 (1888), pp. 172-175.
D. KLITSCHE DE LA GRANGE, Allumiere delle Sante Crociate, Civitavecchia 1957.
G. MARCHETTI- G. FERRANTE, Agostino Chigi il Magnifico, in Rievocazione del Rinascimento, Bari 1924.
MANNINO, Il Santuario di S. Maria della Sughera a Tolfa, in "Quaderni dell'Istituto di Storia dell'Architettura", nuova serie, 23 (1994).
N. MANNINO, Santa Maria della Sughera a Tolfa. L'architettura di un santuario mariano, in Studi Tulpharum, vol. I, Tolfa 1997, pp. 1-167.
M. MARONI LUMBROSO- A. MARTINI, Le Confraternite romane nelle loro chiese, in "Fondazione Marco Besso", Roma 1963.
F. M. MIGNANTI, Santuari della regione di Tolfa, memorie storiche a cura di Ottorino Morra, Roma 1936, ristampa anastatica Civitavecchia 1989.
O. MONTENOVESI, Agostino Chigi banchiere e appaltatore dell'allume di Tolfa, in "Archivio della R. Deputazione romana di Storia Patria", 60 (1937), pp. 107-147.
G. MORONI ROMANO, Dizionario di erudizione storico ecclesiastica Venezia 1879.
O. MORRA, La chiesa collegiata di Tolfa negli inediti scritti di A. Bartoli, Roma 1973.
O. MORRA, Insorgenza antifrancese di Tolfa durante la Repubblica Romana del 1789-1799, Roma 1941.
O. MORRA, La Madonna della Sughera, Roma 1954.
O. MORRA, Studi storici su Tolfa, ristampa anastatica, Civitavecchia 1996.
O. MORRA, Tolfa profilo storico e guida illustrativa, Civitavecchia 1979. A.PASCUCCI, Santuario di S. Maria della Sughera in Tolfa, Civitavecchia 1997.
PASTOR, Storia dei Papi dalla fine del Medioevo, Roma 1908-1934, vol. III e parte I e II del vol. III, pp. 4-47.
C. PINZI, Memorie e documenti inediti sulla Basilica di S. Maria della Quercia di Viterbo, in "Archivio storico dell'arte", fasc. 7-8, 3 (1890), ristampa Viterbo 1969.
R. RINALDI, Le Lumiere storia di Allumiere dalle origini al 1826, vol. I, II edizione, Roma 1995.
R. RINALDI, Le Allumiere, vol. M Allumiere 1985.
A.SCRIATTOLI, Viterbo nei suoi monumenti, Roma 1915-20, ristampa anastatica Viterbo 1988.
G. SIGNORELLI, Il Card. Egidio da Viterbo, agostiniano, umanista e riformatore 1459- 1532, Firenze 1929.
G. SIGNORELLI, Viterbo nella storia della chiesa, II edizione, Viterbo 1940.
M. SIGNORELLI, Santuario della Madonna della Quercia Viterbo, Viterbo 1967, pp. 41-139.
G. SILVESTRELLI, Città, castelli e terre della regione romana, vol. II, Roma 1993.
TRON, I Monti della Tolfa nel Medioevo. Preliminari di ricerca storico-topografica, Roma 1982.
VASARI, Le vite, ed. Milanesi, Firenze 1906.
A.VENANZANGELI, Il Santuario di Macereto, Macerata 1982.
G. ZIPPEL, L'allume di Tolfa e il suo commercio, in "Archivio della Società romana di Storia Patria", 30 (1907).
FONTI ARCHIVISTICHE
ROMA ARCHIVIO GENERALE DEGLI AGOSTINIANI
Aa 20, Notitiae Provinciae Romanae, vol. III, ff. 306 r e v, 307 r.
Dd 14, Registrum Gabrieli Veneti 1521-1525, f. 93 v.
li 14, Relazioni economiche dei conventi. Provincia di Napoli, Puglia, tomo II, ff. 366 r., 367 r e v.
AGA, Notitie della religione agostiniana e della Provincia Romana di S. M.ro Tomaso Bonasoli figlio del convento di Anagni nel 1780, ff. 51-57.
SIENA ARCHIVIO DI STATO
Fondo Notarile ante Cosimiano, Filza 963, inserto 90, anno 1508.
SUTRI ARCHIVIO DIOCESANO
Fondo Vescovi, vol. 63, Visita pastorale Saverio Mellini 1695- 1697, carte sparse, ff. 55 r, 60 r.
Fondo Vescovi, voi. 173, Visita apostolica Panphili 1774, ff. 51-57.
TOLFA ARCHIVIO STORICO DEL COMUNE
Consigli e proventi 1552-1561, vol. 7, ff. 3 v, 17 v, 22 r e v, 23 r, 31 r, 79 r, 82 v, 112 r e v, 115 r.
Consigli e proventi 1576- 1581, vol. 15, f. 34 v.
Consigli 1581-1588, vol. 16, ff. 29 v, 30 r e v
Consigli ed istromenti 1601-1608, vol. 24, ff. 37v, 38 r. Consigli e proventi 1598-1612, vol. 21, f. 45 r.
Catastro 1601, vol. 22, f. 22 r.
Consigli ed istromenti 1601-1608, vol. 24, f. 35 r e v.
Consigli ed istromenti 1613-1617, vol. 31, ff. 24 r, 25 r e v, 26 r.
TOLFA ARCHIVIO STORICO DELLA CHIESA DI S. EGIDIO
Fogli sparsi con titolo Iura:

  • 20 luglio 1712 nella Tolfa.
  • 10 ottobre 1718. - 28 marzo 1719.
  • 1 febbraio 1728 nella Tolfa.
  • 13 novembre 1731.
  • 29 settembre 1765.
  • 30 aprile 1768.
  • 16 settembre 1768.
  • 3 giugno 1782.
  • 18 febbraio 1783.
  • 17 luglio 1783.
  • 8 marzo 1797.
  • 3 ottobre 1780.
  • 13 settembre 1782.
  • Costo dei lavori fatti a reverende padre della Sudera nell'anno 1765.
  • Lavori fatti per la Madonna della Sudera dell'anno 1768.
Indietro Torna su