index

Studio su Tolfa di Paolo Macedone
 

 

4.3 AVIFAUNA

 

4.3.1 INTRODUZIONE

Il comprensorio tolfetano si presenta come un'area di grande interesse per quanto riguarda la fauna ornitica ed è da sempre oggetto di studi da parte di appassionati ed esperti. In generale, i dati raccolti in questa fase di studio preliminare si riferiscono al comprensorio tolfetano nella sua interezza ed è quindi non sempre semplice estrapolare i dati riferibili al solo territorio della ZPS oggetto del presente studio.
L'area è un sito di notevole importanza per alcune specie di uccelli rapaci, sia per le sue caratteristiche abiotiche e biotiche sia per il relativamente basso disturbo antropico che ne hanno fatto uno dei siti più integri della regione Lazio e dell'intero Paese, specialmente se si considera che l'area in oggetto è collinare (altezza massima 579 m) e che si trova, inoltre, nelle immediate vicinanze di un centro economico-industriale importante come Civitavecchia, e di località turistico-balneari particolarmente affollate nei mesi estivi come Santa Marinella e Santa Severa. Nonostante questa contiguità con aree profondamente turbate dalla presenza dell'uomo è da rilevare che all'interno della ZPS la popolazione umana ha densità molto basse (talvolta nulle) rispetto a quella media del Lazio e che la gran parte del territorio della ZPS è caratterizzato dalla presenza di attività antropiche a basso impatto come la ceduazione con turnazioni non elevate e il pascolo brado tradizionale.
Proprio la presenza di questo tipo di attività rende il sito importante non solo per i rapaci ma anche per altre specie di uccelli, come quelle tipiche di ambienti particolari e sempre più rari come i prati-pascoli e le praterie xeriche o quelle legate alla presenza di boschi maturi o comunque sottoposti ad un ceduo di poco impatto. A sottolineare il buono stato di conservazione dei pascoli xerici presenti all'interno della ZPS e la loro importanza sono i risultati di uno studio sulle comunità ornitiche di steppa compiuto in nove aree della fascia costiera del Lazio di cui due ricadenti nella ZPS. In queste due aree, e in altre due aree soggette a servitù militare, sono stati riscontrati i valori più alti di ricchezza, diversità, valore e vulnerabilità (Guerrieri et al. 1995). Purtroppo abbiamo comunque raccolto notizie di interventi umani che ancora turbano l'area in questione e realizzati senza tener conto degli aspetti naturalistici: ad esempio, la costruzione di un acquedotto che collega La Bianca a Santa Marinella, tra l'altro realizzata con uso di esplosivo in pieno periodo riproduttivo, ha danneggiato alcuni siti di nidificazione di uccelli importanti come Monachella e Calandra con conseguente scomparsa di interi nuclei riproduttivi (es. 24 coppie di Calandra) (Guerrieri com. pers.).
Tra le specie più studiate sicuramente alcuni rapaci diurni tra i quali il Nibbio reale che insieme al Capovaccaio è il destinatario principale dei carnai realizzati fin dal 1973 dalla LIPU e dal CIPR. Dal 1992 è stato realizzato, con un finanziamento della Provincia di Roma ed in collaborazione con il Comune di Allumiere, un carnaio permanente munito di recinzione, nei pressi del Monte La Tolfaccia (LIPU com. pers.).
Anche nel caso degli uccelli, come in tutti i capitoli di questo studio generale è necessario un processo di estrapolazione di dati da quelli riguardanti tutto il comprensorio tolfetano ed è quello che è stato fatto per arrivare alla check-list degli uccelli nidificanti nel territorio della ZPS oggetto dello studio, presentata nella tabella che segue. In particolare si è tenuto conto dei dati raccolti nell'Atlante degli Uccelli Nidificanti nel Lazio (Boano et al. 1995) che sono di non facile interpretazione, ricadendo l'area della ZPS in quattro tavolette IGM diverse. In un primo momento sono state inserite nella check-list tutte le specie la cui nidificazione risulta certa, probabile o eventuale in almeno una delle quattro tavolette; successivamente sono state tolte le specie di cui si aveva la certezza della non nidificazione all'interno della ZPS.
Per rendere più precisa questa check-list si sono quindi raccolte informazioni dai vari ornitologi che operano nel comprensorio tolfetano il cui aiuto è stato fondamentale per rendere questo studio il più completo e attuale possibile. Nella tabella viene indicato, inoltre, l'inserimento o meno delle specie nell'allegato I della Direttiva 79/409/CEE "Uccelli" e nel Libro Rosso degli Animali d'Italia con relativa categoria di minaccia (Bulgarini et al. 1998) e lo status di conservazione secondo Tucker e Heath (1994).

4.3.2 CHECK-LIST

Tabella 1. Uccelli nidificanti all'interno della ZPS.


Specie
Nidificazione
SPEC
Allegato I Direttiva "Uccelli"
Lista Rossa Italia
Falco pecchiaiolo Pernis apivorius
c
4
x
vu
Nibbio bruno Milvus migrans
c
3
x
vu
Nibbio reale Milvus milvus
c
4
x
en

Biancone Circaetus gallicus
c
3
x
en
Sparviere Accipiter nisus
p
-
-
-

Poiana Buteo buteo
c
-
-
-

Gheppio Falco tinnunculus
c
3
-
-

Lodolaio Falco subbuteo
p
-
-
vu

Lanario Falco biarmicus C fuori

ZPS
3
x
en
Quaglia Coturnix coturnix
c
3
-
lr
Fagiano Phasianus colchicus
e
-
-
-
Colombaccio Columba palumbus
p
4
-
-
Tortora dal collare orientale Streptopelia decaocto
c
-
-
-
Tortora Streptopelia turtur
c
3
-
-
Cuculo dal ciuffo Clamator glandarius
p
-
-
cr
Cuculo Cuculus canorus
p
-
-
-
Barbagianni Tyto alba
c
3
x
lr
Assiolo Otus scops
c
2
-
lr
Civetta Athene noctua
c
3
-
-
Allocco Strix Aluco
c
4
-
-
Succiacapre Caprimulgus europaeus
e
2
x
lr
Rondone Apus apus
c
-
-
-
Gruccione Merops apiaster
c
3
-
-
Ghiandaia marina Coracias garrulus
c
2
x
en
Upupa Upupa epops
c
-
-
-
Torcicollo Jynx torquilla
c
3
-
-
Picchio verde Picus viridis
c
2
-
lr
Picchio rosso maggiore Picoides major
c
-
-
-
Picchio rosso minore Picoides minor
p
-
-
lr
Calandra Melanocorypha calandra
c
3
x
lr
Calandrella Calandrella brachydactyla
c
fuori dalla ZPS 3
-
-
Cappellaccia Galerida cristata neumanni
c
3
3
dd
Tottavilla Lullula arborea
c
2
x
-
Allodola Alauda arvensis
c
3
-
-
Rondine Hirundo rustica
c
3
-
-
Rondine rossiccia Hirundo daurica
C storicamente
-
-
cr
Balestruccio Delichon urbica
C fuori dalla ZPS
-
-
-
Calandro Anthus campestris
p
3
x
-
Cutrettola Motacilla flava
e
-
-
-
Ballerina gialla Motacilla cinerea
c
-
-
-
Ballerina bianca Motacilla alba
c
-
-
-
Scricciolo Troglodytes troglodytes
c
-
-
-
Pettirosso Erithacus rubecula
c
4
-
-
Usignolo Luscinia megarhyncos
c
4
-
-
Codirosso spazzacamino Phoenicurus ochruros
c
-
-
-
Codirosso Phoenicurus phoenicurus
c
2
-
-
Saltimpalo Saxicola torquata
c
3
-
-
Monachella Oenanthe hispanica
c
2
-
vu
Passero solitario Monticola solitarius
c
3
-
-
Merlo Turdus merula
c
4
-
-
Usignolo di fiume Cettia cetti
c
-
-
-
Beccamoschino Cisticola juncidis
c
-
-
-
Cannaiola Acrocephalus scirpaceus
p
4
-
-
Cannareccione Acrocephalus arundinaceus
p
-
-
-
Canapino Hippolais polyglotta
c
4
-
-
Sterpazzola di Sardegna Sylvia conspicillata
c
-
-
-
Sterpazzolina Sylvia cantillans
c
4
-
-
Occhiocotto Sylvia melanocephala
c
4
-
-
Sterpazzola Sylvia communis
c
4
-
-
Capinera Sylvia atricapilla
c
4
-
-
Luì piccolo Phylloscopus collybita
c
-
-
-
Fiorrancino Regulus ignicapillus
c
4
-
-
Pigliamosche Muscicapa striata
c
4
-
-
Codibugnolo Aegithalos caudatus
c
-
-
-
Cincia bigia Parus palustris
c
-
-
-
Cinciarella Parus caeruleus
c
4
-
-
Cinciallegra Parus major
c
-
-
-
Picchio muratore Sitta europaea
c
-
-
-
Rampichino Certhia brachydactyla
c
4
-
-
Rigogolo Oriolus oriolus
c
-
-
-
Averla piccola Lanius collurio
c
3
x
-
Averla cenerina Lanius minor
c
2
x
en
Averla capirossa Lanius senator
c
2
-
lr
Ghiandaia Garrulus glandarius
c
-
-
-
Gazza Pica pica
c
-
-
-
Taccola Corvus monedula
c
4
-
-
Cornacchia grigia Corvus corone cornix
c
-
-
-
Storno Sturnus vulgaris
c
-
-
-
Passera d'Italia Passer italiae
c
-
-
-
Passera Mattuggia Passer montanus
c
-
-
-
Fringuello Fringilla coelebs
c
4
-
-
Verzellino Serinus serinus
c
4
-
-
Verdone Carduelis chloris
c
4
-
-
Fanello Carduelis cannabina
c
4
-
-
Cardellino Carduelis carduelis
c
-
-
-
Zigolo nero Emberiza cirlus
c
4
-
-
Zigolo capinero Emberiza melanocephala
Certa
2
-
lr
Strillozzo Milandra calandra
Certa
4
-
-

Legenda.
C = Nidificazione Certa (rinvenimento di nido con uova e/o piccoli, nido vuoto, trasporto imbeccata, sacche fecali, materiale per il nido. - P = Nidificazione Probabile (uccello in canto, impegnato in attività di difesa del territorio, osservate parate nuziali). - E = Nidificazione Eventuale (uccello osservato durante il periodo riproduttivo, nell'ambiente adatto, senza altra indicazione di nidificazione).
X = inserita nell'Allegato I della Direttiva Uccelli.
CR = In pericolo in modo critico (Critically endangered). EN = In pericolo (Endangered). VU = Vulnerabile (Vulnerable). LR= A più basso rischio (Lower risk). DD = Carenza di informazioni (Data deficient).
SPEC: 1 = specie presenti in Europa che meritano un'attenzione a livello globale perché classificate "Globalmente minacciate", "Dipendenti da conservazione" o "Carenti di informazioni" a livello mondiale. 2 = specie le cui popolazioni sono concentrate in Europa, e che si trovano in uno sfavorevole stato di conservazione. 3 = specie le cui popolazioni non sono concentrate in Europa, ma che godono di uno sfavorevole stato di conservazione. 4 = specie le cui popolazioni globali sono concentrate in Europa, ma che godono di un favorevole stato di conservazione.

4.3.3 LE SPECIE DI IMPORTANZA COMUNITARIA

Di seguito sono riportate alcune schede di approfondimento sulle specie ornitiche di importanza comunitaria inserite, quindi, nell'Allegato I della Direttiva 79/409/CEE "Uccelli", presenti nel comprensorio tolfetano ed in particolare nell'area del ZPS. L'importanza di una specie come il Lanario ha dettato l'inserimento di una scheda di approfondimento su questa specie pur non risultando questa attualmente nidificante all'interno della ZPS.
Per il corotipo e la fenologia regionale delle varie specie si è fatto riferimento a Boano et al. (1995) e alla check-list di Brunelli e Fraticelli (1997).

Falco pecchiaiolo Pernis apivorius (Linnaeus) 1758

- Corotipo. Specie europea.
- Distribuzione in Italia ed in ambito regionale. In Italia il Falco pecchiaiolo, specie nidificante e migratrice, presenta una distribuzione tipicamente centro settentrionale, interessando, marginalmente alcune regioni meridionali (Brichetti 1985), con sporadiche nidificazioni sui rilievi. La distribuzione della specie nel Lazio è abbastanza frammentaria ed interessa tutte le cinque provincie della regione: aree di pianura, collinari e montane del Lazio settentrionale, aree pre-appenniniche e aree prossime alla costa nel Lazio meridionale (Boano et al. 1995).
- Fenologia regionale. Migratore regolare e nidificante.
- Status di conservazione, consistenza numerica e fattori di minaccia. Il Falco pecchiaiolo ha uno status di conservazione favorevole (SPEC 4) anche se è una specie concentrata in Europa (Tucker e Heath 1994). Il Falco pecchiaiolo era inserito da Frugis e Schenk (1981) nella Lista Rossa nazionale tra le specie a status indeterminato. Questa specie è considerata "vulnerabile" dal Libro Rosso degli Animali d'Italia con una popolazione nidificante di 500-800 coppie distribuite in tutta l'Italia centro settentrionale (Bulgarini et al. 1998). Nella nuova Lista Rossa Nazionale è considerata tra le specie "vulnerabili" (Calvario et al. 1999). Nel Lazio si stima la nidificazione di 100 coppie (S.R.O.P.U. 1987). È considerata specie rara dalla Lista Rossa degli Uccelli Nidificanti nel Lazio (Boano et al. 1995). Tra i fattori di minaccia diretti sicuramente il bracconaggio e le tecniche illegali di lotta ai nocivi provocano gravi perdite nella popolazione di Falco pecchiaiolo; tra quelli indiretti le trasformazioni ambientali e la ceduazione dei boschi con turni troppo frequenti sono i più impattanti sul Falco pecchiaiolo (Bulgarini et al. 1998).
Chiavetta (1977) segnalava la presenza di 10-20 coppie nidificanti in tutto il comprensorio tolfetano più numerosi altri individui di passo con la massima presenza a metà maggio e nella seconda metà di settembre inizio di ottobre. Secondo Di Carlo (1977) nel comprensorio nidificavano 4-5 coppie. Cauli e Giulianati (1991) in uno studio che copriva 160 kmq trovarono tra le 14 e le 18 coppie nidificanti. I nidi posti marginalmente rispetto all'area boschiva, a distanza relativamente breve da strade e case abitate hanno fatto supporre agli autori che la specie sia piuttosto tollerante nei confronti delle attività antropiche.

Nibbio bruno Milvus migrans (Boddaert) 1783

- Corotipo. Specie paleartico-paleotropicale-australasiana.
- Distribuzione in Italia ed in ambito regionale. In Italia è specie estiva presente da marzo a settembre, diffusa in tre areali principali (Italia meridionale, Italia centrale soprattutto ad ovest dello spartiacque appenninico, regione prealpina e Val Padana).Coppie isolate si incontrano nel resto della nazione, inclusa la Sicilia. Nel Lazio il Nibbio bruno occupa soprattutto una vasta area della fascia tirrenica a nord di Anzio, fino a Montalto di Castro, con un ampio inserimento all'interno che interessa tutta la fascia pre-appenninica e in particolare la valle del Tevere e i rilievi che vi si affacciano. Altre coppie isolate si incontrano in tutte le zone di collina e di bassa montagna con ampi boschi di latifoglie e preferibilmente corsi d'acqua e bacini lacustri (Boano et al. 1995).
- Fenologia regionale. Migratore regolare, nidificante e svernante irregolare.
- Status di conservazione, consistenza numerica e fattori di minaccia. Il Nibbio bruno ha uno status di conservazione sfavorevole (SPEC 3) pur non avendo una distribuzione concentrata in Europa (Tucker e Heath 1994). Questa specie non era inserito nella Lista Rossa nazionale (Frugis e Schenk 1981); nel Libro Rosso degli Animali d'Italia è considerato "vulnerabile" (Bulgarini et al. 1998) con una popolazione complessiva italiana stimabile in un migliaio di coppie. Nella nuova Lista Rossa nazionale è inserito tra le specie "vulnerabili" (Calvario et al. 1999). Nel Lazio si stimano 250-300 coppie nidificanti (Petretti com. pers.) ed è considerata specie "vulnerabile" dalla Lista Rossa regionale (Boano et al. 1995). Le principali minacce derivano dal bracconaggio e dalle tecniche illegali di lotta ai nocivi e dalle modificazioni dell'habitat (bonifica di zone umide, taglio dei boschi, ceduazione con turni troppo frequenti) (Bulgarini et al. 1998).
Secondo Di Carlo (1977) sui Monti della Tolfa nidificavano 15-20 coppie di Nibbio bruno. Chiavetta (1977) riferisce di un gruppo di 50 esemplari stazionare in un unico dormitorio durante il passo in Agosto. Attualmente a Tolfa si calcola una presenza di 20-30 coppie nidificanti (Petretti com pers., Gariboldi et al. 2000), in bosco di latifoglie e misto a latifoglie e sempreverdi, cedui invecchiati: la presenza di risorse alimentari date da discariche e di raccolte d'acqua fa si che il comprensorio vede la frequenza di individui provenienti dalle zone limitrofe, in particolare dai laghi vulcanici dell'alto Lazio (Petretti com pers.). Durante il passo è possibile osservare molti individui insieme, soprattutto all'imbrunire, quando si radunano per passare la notte. All'interno della ZPS nidificano almeno 6 coppie (dati LIPU riferiti al 2000) di cui 3 all'interno della Zona Ripopolamento e Cattura di Colle di Mezzo.

Nibbio reale Milvus milvus (Linnaeus) 1758

- Corotipo. Specie Paleartica (Europea).
- Distribuzione in Italia ed in ambito regionale. In Italia il Nibbio reale è stazionario, nidificante, migratore regolare e svernante parziale; la popolazione nidificante è attualmente distribuita nelle regioni centro-meridionali, in particolare in Basilicata, Calabria, Molise e Puglia occidentale, nella Sicilia e in Sardegna (Bulgarini et al. 1998). La sua presenza è sempre molto localizzata. Questa specie ha nel comprensorio tolfetano l'unico sito di riproduzione del Lazio; questa piccola e isolata popolazione occupa l'ultima area dell'Italia centrosettentrionale dove la specie non si è estinta.
- Fenologia regionale. Migratore regolare, svernante e sedentaria nidificante.
- Status di conservazione, consistenza numerica e fattori di minaccia. Il Nibbio reale ha uno status di conservazione favorevole (SPEC 4) anche se è una specie concentrata in Europa (Tucker e Heath 1994).Il Nibbio reale viene considerato da Frugis e Schenk (1981) specie a status indeterminato e inserito nella Lista Rossa Nazionale degli Uccelli d'Italia. Il Nibbio reale è inserito nel Libro Rosso degli Animali d'Italia tra le specie "in pericolo" con una popolazione nidificante stimata di 130-150 coppie (Bulgarini et al. 1998). Nella nuova Lista Rossa nazionale è considerata tra le specie "in pericolo" (Calvario et al. 1999). 3-5 coppie nidificano nel Lazio, sui monti della Tolfa (Arcà e Petretti, 1984) e la specie è considerata minacciata di estinzione dalla Lista Rossa degli Uccelli Nidificanti nel Lazio (Boano et al. 1995). I principali fattori limitanti sono costituiti dal bracconaggio, dalla gestione forestale a ceduo con turnazione troppo frequente, dall'intensificazione e modernizzazione delle pratiche agricole e dal progressivo abbandono della pastorizia che favorisce l'estendersi delle aree boscate a scapito di quelle aperte indispensabili per la caccia (Bulgarini et al. 1998).
Il Nibbio reale è presente nel comprensorio tolfetano con una consistenza numerica di 3-5 coppie. In inverno la popolazione aumenta fino a contare oltre 30 individui svernanti (Arcà 1989). Il Nibbio reale frequenta zone pianeggianti e collinari dove si alternano zone alberate e zone aperte; è un assiduo frequentatore di discariche. In inverno sembra particolarmente legata ai pascoli utilizzati per l'allevamento brado (Biondi, Guerrieri e Pietrelli 1999). Nell'area del ZPS si pensa possano nidificare 2-3 coppie in bosco di cerro (cedui invecchiati) e, sempre all'interno del ZPS si trova un sito dove vi è un roost invernale che conta fino a 70 individui (Minganti 1996, Petretti com. pers.). Gli individui svernanti provengono in genere dall'Europa Nord-orientale e sono giovani ed adulti che occupano il territorio da ottobre-novembre fino a marzo, anche se i giovani, in primavera, tendono a rimanere qualche settimana in più rispetto agli adulti. Il numero degli individui svernanti mostra un lento e costante incremento, nel corso degli anni (Catullo et al. 1994, Cortone et al. 1994).

 

  86 87 88 89 90 91 92 93 94 TOT
Coppie territoriali note 2 2 2 2 1 1 1 3 4 22
Siti controllati 2 2 1 2 1 1 1 1 3 14
Fallimenti entro maggio 1 0 0 1 0 0 0 0 0 2
Giovani involati 0 3 2 2 1 2 0 2 7 19
Giovani involati/siti controllati 0.00 1.50 2.00 1.00 1.00 2.00 0.00 2.00 2.33 1.36

Andamento riproduttivo sui Monti della Tolfa: 1986-1994.

Dalle ricerche compiute a partire dal 1986, è stato accertato che il numero massimo di coppie nidificanti è stato quattro, un numero sicuramente al di sotto delle potenzialità dell’ambiente. In questo studio sono stati censiti complessivamente 14 siti di riproduzione, 11 hanno portato complessivamente a 19 involi. In due casi il territorio è stato abbandonato entro maggio, in un caso l’unico pullus è morto per il crollo del nido poco prima dell’involo (Faraglia et al. 1995).
Nella stagione riproduttiva 1997 si è accertata la presenza di 5 coppie che hanno tentato la riproduzione: 4 nel territorio dei comuni di Allumiere e Tolfa, ed una nella porzione viterbese del bacino del fiume Mignone. Di queste 5 coppie soltanto 3 sono riuscite a portare a termine la riproduzione.
Nella stagione riproduttiva 1998 sono state accertate 3 coppie riproduttive: 2 nel territorio di Tolfa ed 1 nella porzione viterbese del bacino del fiume Mignone. E’ stata individuata la presenza di individui di Nibbio reale in due aree separate, una nel comune di Allumiere ed una nel comune di Monte Romano (VT).
Confrontando l’andamento del numero di coppie nidificanti nel periodo 1986 - 1998 si vede la popolazione riproduttiva sia di esigue dimensioni (0 - 5 coppie).

Coppie nidificanti di nibbio reale sui Monti della Tolfa.

Nella stagione riproduttiva 2000 4 coppie di Nibbio reale hanno tentato la nidificazione sui Monti della Tolfa. Di queste 2 si sono riprodotte producendo ciascuna 2 giovani, 1 non è riuscita a riprodursi pur frequentando per tutta la stagione il sito dove era presente il nido, 1 coppia, infine, pur avendo prodotto almeno 1 pullus non ha portato a termine lo svezzamento.
All’interno della ZPS erano localizzate 2 delle coppie citate sopra (una coppia ha prodotto 2 giovani; una coppia non ha dato luogo alla riproduzione (LIPU com. pers.).
Popolazione svernante.
A partire dal 1973, a cura della LIPU e del CIPR, vengono realizzati, sui Monti della Tolfa, una serie di carnai destinati a fornire una fonte di alimentazione suppletiva ai Falconiformi che si nutrono di rifiuti e di carogne. All’inizio la finalità principale è stata quella di favorire la nidificazione del Nibbio reale e del Capovaccaio Neophron percnopterus. Quest'ultima specie, ormai scomparsa dalla zona come nidificante a causa dell’eccessivo disturbo arrecatole presso i siti di nidificazione e della persecuzione diretta, può essere ancora occasionalmente attratta dai carnai, come già verificato.
Nel 1992 è stato istituito, con un finanziamento della Provincia di Roma ed in collaborazione con il Comune di Allumiere, è stato realizzato un carnaio permanente munito di una recinzione.
I carnai sono stati utilizzati anche come sito di osservazione per i conteggi degli individui svernanti. La popolazione svernante usa un solo dormitorio comune che viene raggiunto di solito dopo il tramonto, in condizioni di quasi oscurità. Si è rilevata la presenza di posatoi temporanei, costituiti di solito da piloni dell’alta tensione, dove gruppi di nibbi provenienti da aree di alimentazioni diverse si raccolgono prima del trasferimento al dormitorio comune. Il numero degli individui svernanti mostra un lento e costante incremento, nel corso degli anni (Catullo et al. 1994, Cortone et al. 1994).

 

Censimenti invernali di Nibbi reali sui Monti della Tolfa.

Nel periodo di studio, relativo agli anni 1997 e 1998 sono stati realizzati 48 carnai le cui osservazioni di Nibbio reale sono riportate nelle figure seguenti (LIPU 1999).

Presenze di Nibbio reale al Carnaio nel 1997.

 

Presenze di Nibbio reale al Carnaio nel 1998.

 

I dati descrivono la fenologia del nibbio reale sui Monti della Tolfa. I primi arrivi degli individui svernanti si verificano nella prima metà di ottobre e raggiungono i picchi massimi tra novembre e gennaio. Dal mese di febbraio gli individui cominciano a ripartire per i siti di nidificazione. Dai dati bibliografici risulta che i Monti della Tolfa sono considerati un’area di svernamento utilizzata dalle popolazioni orientali, come risulta dalle catture di esemplari inanellati.

 

LOC. INANELLAMENTO
LOC. RITROVAMENTO
MESE RITROVAMENTO
Brandeburg

Provincia di Roma
dopo 1 anno
Ottobre
Polonia
Provincia di Roma
dopo 1 anno
Marzo
Polonia
Provincia di Roma
dopo 2 anni
Dicembre
Polonia
Provincia di Roma
dopo 11 anni
Febbraio

Ricatture di esemplari inanellati (da Glutz et al., 1971).

Una delle aree di alimentazione della popolazione svernante di nibbio reale è localizzata nella discarica comunale di Civitavecchia. Gli individui raggiungono questa area nelle prime ore del mattino e stazionano nell’area fino a primo pomeriggio quando cominciano ad allontanarsi in direzione del dormitorio. Durante la permanenza alla discarica i nibbi reali mostrano comportamenti di cleptoparassitismo nei confronti di altre specie di gabbiani reali Larus cachinnans e cornacchie grigie Corvus corone cornix (Liberatori e Riga, 1991).
Nel 2000 sono stati osservati fino a 20 individui di nibbio reale sulla discarica di Civitavecchia e fino a 67 nel dormitorio comune. In figura X viene riportata la rotta di spostamento dei nibbi reali dalla discarica al dormitorio e vengono evidenziati due dormitori utilizzati in periodi diversi nel corso del periodo di svernamento.

Biancone Circaetus gallicus (Gmelin) 1788

- Corotipo. Specie Paleartico-orientale.
- Distribuzione in Italia ed in ambito regionale. In Italia è il Biancone è specie estiva presente da marzo a settembre, in modo discontinuo lungo la costa tirrenica dal Lazio alla Liguria, nelle Alpi occidentali e nell'Italia centro meridionale nelle zone subappenniniche (Boano et al. 1995).
- Fenologia regionale. Migratore regolare, nidificante e svernante irregolare.
- Status di conservazione e consistenza numerica. Il Biancone ha uno status di conservazione sfavorevole (SPEC 3) pur non avendo una distribuzione concentrata in Europa (Tucker e Heath 1994). Questo rapace è inserito nella Lista Rossa nazionale (Frugis e Schenk 1981) in quanto ritenuto "vulnerabile" per le particolari esigenze ecologiche. Il Biancone è inserito, inoltre, nel Libro Rosso degli Animali d'Italia tra le specie “in pericolo”. La popolazione italiana è stimata tra 200 e 400 coppie. Il trend della popolazione nidificante è negativo (Bulgarini et al. 1998). Nella nuova Lista Rossa nazionale è considerata tra le specie “in pericolo” (Calvario et al., 1999). Nel Lazio si può stimare la presenza di 20-30 coppie nidificanti ed è tra le specie vulnerabili secondo la Lista Rossa del Lazio (Boano et al. 1995). La conservazione del Biancone dipende dal mantenimento di vaste estensioni con alternanza di boschi (di almeno 100 ettari) e appezzamenti a prato-pascolo, gariga, pseudo steppa e colture cerealicole estensive. Data la suscettibilità al disturbo antropico della specie durante il periodo riproduttivo anche il prolungamento della stagione di taglio dei boschi può rappresentare un pericolo per il Biancone. Le tecniche illegali di lotta ai nocivi sono minacce ulteriori per questa specie (Bulgarini et al. 1998).
Chiavetta (1977) segnala la presenza di 8/9 coppie nidificanti nel comprensorio tolfetano. Secondo Di Carlo (1977) il Biancone è presente con 4 o 5 coppie. Secondo i dati raccolti negli ultimi 30 anni la popolazione di Biancone dei Monti della Tolfa si aggirerebbe sulle 10-15 coppie (Petretti 1981, Petretti 1988, Gariboldi et al. 2000). Vive soprattutto negli ambienti di collina con boschi di latifoglie termofili e leccete, frequentando le praterie aperte per la ricerca di prede. La popolazione tolfetana, seguita negli ultimi 30 anni, appare stabile con una buona produttività (0.7 pulli/coppia/anno) (Petretti com. pers.) e, per quanto riguarda la ZPS, nel 2000 si sono riprodotte sicuramente 2 coppie (LIPU com. pers.).

Lanario Falco biarmicus Temminck 1825

- Corotipo. Specie Paleartico-afrotropicale.
- Distribuzione in Italia ed in ambito regionale. In Italia è presente nelle aree interne dall'Emilia Romagna alla Sicilia. La popolazione Italiana costituisce il 60-75 % di quella europea (Bulgarini et al., 1998). Nel Lazio, ha una distribuzione ristretta ed una presenza molto localizzata nel centro-nord (Boano et al. 1995).
- Fenologia regionale. Sedentaria e nidificante, migratore irregolare, svernante irregolare.
- Status di conservazione, consistenza numerica e fattori di minaccia. Il Nibbio bruno ha uno status di conservazione sfavorevole (SPEC 3) pur non avendo una distribuzione concentrata nella sola Europa (Tucker e Heath 1994). Il Lanario viene considerato da Frugis & Schenk (1981) specie vulnerabile; è inserito nel Libro Rosso degli Animali d'italia tra le specie "in pericolo". La popolazione italiana nidificante risulta di 150-200 coppie (Bulgarini et al., 1998). Anche nella nuova Lista Rossa nazionale è considerata specie "in pericolo" (Calvario et al., 1999). Si può stimare una presenza nel Lazio di 4-6 coppie nidificanti di Lanario che è inserito tra le specie minacciate di estinzione nella Lista Rossa del Lazio (Boano et al. 1995). I principali fattori limitanti sono costituiti dal bracconaggio, dal saccheggio dei nidi e dalle scalate sulle pareti dove nidifica, secondariamente possono incidere negativamente le attività estrattive e forestali nelle vicinanze del nido (Bulgarini et al., 1998)
Di Carlo (1977) segnalava il Lanario nidificante in almeno due siti del comprensorio. Secondo Chiavetta (1977) nidificavano al massimo 2-3 coppie nelle zone meno boscose del comprensorio e commentava che il Lanario era presente ad una densità inferiore a quella potenziale a causa dell'attività venatoria di cui era vittima. Frequenta le zone aperte di pianura e di collina con presenza di pareti rocciose anche di modeste dimensioni, sulle quali si riproduce. La nidificazione certa a cui fa riferimento l'Atlante degli Uccelli nidificanti nel Lazio (Boano et al. 1995) era in una zona che non rientra nella ZPS; gli ultimi dati a nostra disposizione con osservazioni di giovani in periodo estivo farebbero supporre che la specie sia tuttora nidificante sui Monti della Tolfa anche se al di fuori dei confini della ZPS (Brunelli com. pers.).

Barbagianni Tyto alba (Scopoli) 1769

- Corotipo. Specie Cosmopolita.
- Distribuzione in Italia ed in ambito regionale. In Italia il Barbagianni risulta essere ben distribuito lungo tutta la penisola ad eccezione dell'arco alpino e sulle isole, dal livello del mare fino a 1.500 metri di altezza (Meschini & Frugis, 1993). Nel Lazio è relativamente diffusa e comune in tutte le zone pianeggianti e collinari (Boano et al. 1995).
- Fenologia regionale. Sedentaria e nidificante, migratore irregolare.
- Status di conservazione, consistenza numerica e fattori di minaccia. Il Barbagianni ha uno status di conservazione sfavorevole (SPEC 3) pur non avendo una distribuzione concentrata in Europa (Tucker e Heath 1994). Il Barbagianni non era inserito nella Lista Rossa di Frugis & Schenk (1981). Nel Libro Rosso degli Animali d'Italia è considerata specie "a più basso rischio". La popolazione italiana nidificante risulta di circa 6.000 - 12.000 coppie e il trend è negativo (Bulgarini et al., 1998). Nella nuova Lista Rossa nazionale è considerata tra le specie "a più basso rischio" (Calvario et al., 1999). Nel Lazio è presente con una popolazione che può essere stimata tra le 101 e le 1000 coppie e non è inserito nella Lista Rossa regionale (Boano et al. 1995). Apparentemente il Barbagianni non risulta minacciato ma, come per la gran parte delle specie la cui alimentazione è rappresentata da micromammiferi, è tuttavia auspicabile la riduzione dell'uso di pesticidi e fitofarmaci in agricoltura (Bulgarini et al., 1998).
Secondo Chiavetta (1977) molto comune e diffuso in tutto il comprensorio. Questa specie è molto legata alle costruzioni dell'uomo (soffitte, sottotetti, cascinali e silos abbandonati) per la localizzazione del sito di riposo diurno e di nidificazione, predilige, per la caccia, le aree aperte coltivate e le periferie cittadine. In inverno è presente nelle stesse aree in cui si riproduce, ben distribuita nelle aree collinari del comprensorio tolfetano-cerite (Biondi, Guerrieri e Pietrelli 1999). Anche per il Barbagianni come per altre specie importanti siti di nidificazione sono rimasti fuori dai confini della ZPS.(Guerrieri com. pers.).

Succiacapre Caprimulgus europaeus Linnaeus 1758

- Corotipo. Specie Paleartica.
- Distribuzione in Italia ed in ambito regionale. Specie diffusa e ampiamente distribuita in Italia. Nel Lazio il Succiacapre è specie migratrice e nidificante regolare, occupando una fascia altitudinale compresa tra 0 e 1500 metri (Boano et al. 1995).
- Fenologia regionale. Migratore regolare, nidificante.
- Status di conservazione, consistenza numerica e fattori di minaccia. Il Succiacapre ha uno sfavorevole stato di conservazione (SPEC 2) ed, inoltre, le sue popolazioni sono concentrate in Europa (Tucker e Heath 1994). Il Succiacapre viene considerato da Frugis & Schenk (1981) specie "vulnerabile2; nel Libro Rosso degli Animali d'Italia è considerata specie a "più basso rischio" con una popolazione nidificante in Italia risulta di 5.000-15.000 coppie. Il trend della popolazione nidificante è negativo (Bulgarini et al. 1998). Nella nuova Lista Rossa nazionale è considerata tra le specie "a più basso rischio" (Calvario et al., 1999) La consistenza della popolazione Laziale, nell'assenza di studi specifici, non può essere stimata se non con la generica categoria di abbondanza di 101-1000 coppie nidificanti. La specie è inserita nella lista rossa regionale tra le specie a status indeterminato (Boano et al. 1995). Le minacce che gravano su questa specie sono la distruzione dei boschi e le modificazioni delle attività agro-pastorali (Bulgarini et al. 1998).
Gli ambienti riproduttivi sono caratterizzati da zone in cui si alternano aree a vegetazione di latifoglie decidue del piano basale (Quercus, Tilia, Acer), aree cespugliate e presenza di substrato roccioso affiorante (Boano et al. 1995).

Ghiandaia marina Coracias garrulus Linnaues 1758

- Corotipo. Specie Paleartica.
- Distribuzione in Italia ed in ambito regionale. In Italia la specie è distribuita in tutte le regioni, ma è più frequente al centro e al sud (Boano et al. 1995).
- Fenologia regionale. Migratore regolare, nidificante.
- Status di conservazione, consistenza numerica e fattori di minaccia. La Ghiandaia marina ha uno sfavorevole stato di conservazione (SPEC 2) e le sue popolazioni sono concentrate in Europa (Tucker e Heath 1994). La Ghiandaia marina nella lista rossa (Frugis & Schenk 1981) è considerata come specie a status indeterminato. È inserita nel Libro Rosso degli Animali d'Italia tra le specie "in pericolo". La popolazione italiana nidificante risulta di 300-500 coppie e mostra un trend negativo (Bulgarini et al. 1998). Nella nuova lista rossa nazionale è considerata tra le specie in pericolo (Calvario et al., 1999). Nel Lazio la consistenza numerica dovrebbe ricadere nella categoria 11-100 coppie e la ghiandaia marina è considerata specie rara nella lista rossa del Lazio (Boano et al. 1995). I principali fattori limitanti sono costituiti in modo determinante dalle modificazioni apportate agli habitat idonei soprattutto dalla trasformazione delle pratiche agricole, indirizzate verso le monocolture. Anche la scomparsa di ruderi e la ristrutturazione di vecchi casali, riducendo la disponibilità di siti idonei alla nidificazione, sono tra le possibili concause alla base del trend negativo della specie (Bulgarini et al. 1998).
La Ghiandaia marina frequenta zone aperte, piane o collinari a 100-300 m s.l.m., caratterizzate da praterie steppose, colture cerealicole, macchie e boschetti con presenza di corsi d'acqua (Boano et al. 1995).

Calandra Melanocorypha calandra (Linnaeus) 1766

- Corotipo. Specie mediterranea.
- Distribuzione in Italia ed in ambito regionale. La Calandra in Italia è sedentaria e nidificante. La specie ha un areale di distribuzione comprendente le due isole maggiori e le regioni meridionali fino alla Toscana. Nel Lazio questo alaudide occupa soprattutto la fascia costiera settentrionale fino ai primi contrafforti montuosi (Tolfa) ed ha una distribuzione ristretta risultando scarsa come nidificante (Boano et al. 1995).
- Fenologia regionale. Sedentaria e nidificante, migratore regolare, svernante.
- Status di conservazione, consistenza numerica e fattori di minaccia. La Calandra ha uno sfavorevole stato di conservazione (SPEC 2) e le sue popolazioni sono concentrate in Europa (Tucker e Heath 1994). La Calandra viene considerato da Frugis & Schenk (1981) tra le specie a status indeterminato. Nel Libro Rosso degli Animali d'Italia è inserita tra le specie "a più basso rischio” con una popolazione di 5000-15000; si segnala un trend negativo (Bulgarini et al. 1998). Nella nuova lista rossa nazionale è considerata tra le specie a più basso rischio” (Calvario et al., 1999). La consistenza numerica regionale è di 101-1000 coppie; la calandra è considerata tra le specie rare inserite nella lista rossa del Lazio (Boano et al. 1995). Tra le minacce che gravano su questa specie sicuramente il bracconaggio e le trasformazioni in atto nelle attività agro-pastorali (Bulgarini et al. 1998).
Sui monti della Tolfa è presente con 0,05 individui per unità di tempo (15 sec.), densità piuttosto bassa se confrontata con altre specie di Alaudidi (Gustin & Sorace, 1987). Si rinviene nelle zone pianeggianti xerofile e collinari, disdegnando i settori alti; risulta diffusa come nidificante nelle aree di steppa, dove lo strato erbaceo è rado o assente, nelle praterie incolte, in pascoli estremamente degradati, nelle praterie cespugliate o arbustive, raramente nelle colture cerealicole In Inverno, la Calandra non si allontanerebbe molto dalle aree riproduttive, ma trascurerebbe le praterie e gli incolti per concentrarsi negli arativi di grande estensione (Biondi, Guerrieri e Pietrelli 1999). In un'area campione all'interno della ZPS è stata riscontrata una densità di coppie ogni 10 ettari variabile tra 1,6 e 4,3. La Calandra nidifica in coppie isolate e in insediamenti di alcune decine di individui ed i nuclei riproduttivi non sono continui e possono distare, l'uno dall'altro, anche molti chilometri (Guerrieri et al. 1997).

Averla cenerina Lanius minor Gmelin 1788

- Corotipo. Paleartica.
- Distribuzione in Italia ed in ambito regionale. In Italia l'Averla cenerina è distribuita in modo irregolare ed è assente in Sardegna (Meschini e Frugis 1993). Nel Lazio la specie appare estremamente localizzata; è presente e nidificante sui Monti della Tolfa (Gustin e Sorace 1987), sui Monti Lipini, nel Parco Nazionale del Circeo e sui Monti Aurunci (Boano et al. 1995). Per il comprensorio dei Monti Lepini però Corsetti (1989) ritiene la specie ormai presente solo in modo raro ed irregolare durante le migrazioni.
- Fenologia regionale. Migratore regolare, nidificante.
- Status di conservazione, consistenza numerica e fattori di minaccia. L'Averla cenerina ha uno sfavorevole stato di conservazione (SPEC 2) e le sue popolazioni sono concentrate in Europa (Tucker e Heath 1994). Nel Libro Rosso degli Animali d'Italia è inserita tra le specie "in pericolo” con una popolazione di 1000-2000 coppie che mostra un trend negativo (Bulgarini et al. 1998). Nella nuova Lista Rossa nazionale è considerata specie "in pericolo" (Calvario et al., 1999). L'Averla cenerina è considerata tra le specie "vulnerabili" inserite nella Lista Rossa del Lazio con una popolazione di 11-100 coppie (Boano et al. 1995). È in atto una notevole contrazione dell'areale europeo causata in parte dalle trasformazioni agricole ed in parte delle variazioni climatiche in atto nei quartieri africani di svernamento (Cramp & Perrins 1993).
L'Averla cenerina frequenta le campagne aperte con alberi sparsi e nel comprensorio della Tolfa sembra preferire l'ambiente di prato incolto a pascolo, dove è stata riscontrata una densità di 0,05 individui per unità di tempo (15'), rispetto all'ambiente di prato incolto o di terreno coltivato (Gustin & Sorace 1987). Guerrieri et al. (1995) segnalano una densità di 0,025 coppie ogni 10 ettari in un sito all'interno della ZPS. Questa specie predilige gli ambienti steppici a bassa componente arborea e arbustiva (10-30%) e si adatta alle colture estensive di cereali (steppe cerealicole). Si riproduce isolatamente o in piccoli insediamenti di 5-7 coppie e diserta gli ambienti antropizzati (Guerrieri & Castaldi 1999). Il fatto che questa specie sia così selettiva, risenta in modo notevole del disturbo antropico e legata alle zone vicine alla costa in cui maggiori sono le trasformazioni ambientali in atto fa si che sia particolarmente circoscritta in pochi siti integri (Guerrieri, Pietrelli e Biondi 1995). Risente dell'apertura della stagione della caccia anticipata al 1 settembre e ha subito una diminuzione del 60% nell'ultimo anno molto probabilmente legata al disturbo dovuto ai cacciatori (Guerrieri com. pers.).

4.3.4 ALTRE SPECIE IMPORTANTI

Oltre alle specie precedentemente descritte si è ritenuto opportuno aggiungere le schede di approfondimento su alcune specie ornitiche che seppur non inserite nella Direttiva "uccelli" possono considerarsi importanti per definire e sottolineare l'importanza della zona e, inoltre, sono inserite nel Libro Rosso degli Animali d'Italia (Bulgarini et al. 1998). Come si vedrà in seguito non tutte le specie sono tuttora nidificanti nell'area ma storicamente lo sono state e, se si pensa al Capovaccaio, ne hanno segnato profondamente l'immagine di area naturale.

Capovaccaio Neophron percnopterus (Linnaeus) 1758

- Corotipo. Specie Paleartico-paleotropicale-australasiana.
- Distribuzione in Italia ed in ambito regionale. Il, Capovaccaio è una specie migratrice nidificante. In Italia la popolazione è attualmente ridotta a poche coppie che si riproducono in Calabria, Basilicata e Sicilia. Nel Lazio, estinta come nidificante, le sempre più rare segnalazioni sono ormai da attribuirsi esclusivamente ad individui in migrazione o estivanti (Boano et al. 1995).
- Fenologia regionale. Migratore regolare, estinto come nidificante.
- Status di conservazione, consistenza numerica e fattori di minaccia. Il Capovaccaio ha uno status di conservazione sfavorevole (SPEC 3) nonostante la sua distribuzione non sia concentrata solo in Europa (Tucker e Heath 1994). Il Capovaccaio viene considerato da Frugis & Schenk (1981) specie "in pericolo"; nel Libro Rosso degli Animali d'Italia è definita specie "in pericolo" con 8-15 coppie nidificanti. Il trend della popolazione è negativo (Bulgarini et al. 1998). Nella nuova Lista Rossa nazionale è considerata tra le specie “in pericolo in modo critico" (Calvario et al., 1999). Nel Lazio la specie è estinta (Boano et al. 1995). Gli stravolgimenti ambientali a cui è andato incontro il territorio abitato dalla specie, la modificazione delle pratiche pastorali e la generale diminuzione della pastorizia, la diretta persecuzione della specie, il prelievo di uova e pulli per il collezionismo, il disturbo portato fino alle pareti di nidificazione, sono tutti fattori che hanno concorso alla sua progressiva rarefazione e che rischiano di farlo estinguere definitivamente nell'arco di pochi anni (Bulgarini et al. 1998).
Nel comprensorio tolfetano si pensa che fino a 50 anni fa 4-6 copie di Capovaccaio si riproducessero regolarmente (Chiavetta, 1977) ma il saccheggio continuo dei nidi, causa tra l'altro del fallimento dell'ultima riproduzione accertata (1971) ha portato alla scomparsa della specie. L'ultima osservazione relativa ad una coppia intenta in attività riproduttiva, poi fallita, è del 1981 (Cortone e Liberatori, 1989). Questo piccolo avvoltoio migratore, storicamente relativamente comune nel Lazio, è oggi da considerarsi estinto come nidificante.

Lodolaio Falco subbuteo Linnaeus 1758

- Corotipo. Specie Paleartica.
- Distribuzione in Italia ed in ambito regionale. Il Lodolaio è presente in Italia con consistenti popolazioni migratrici e nidificanti soprattutto nell'Italia centrale e settentrionale con predilezione per le regioni collinari coperte da boschi misti di latifoglie intervallati da zone pascolive e agricole. Coppie localizzate sono presenti anche in Sicilia e Sardegna.
- Fenologia regionale. Migratore regolare, nidificante.
- Status di conservazione, consistenza numerica e fattori di minaccia. Il Lodolaio viene indicata come specie rara nella Lista rossa nazionale (Frugis & Schenk 1981). Nel Libro Rosso degli Animali d'Italia la specie è inserita come "vulnerabile" con una popolazione nidificante stimata in 250-500 coppie (Bulgarini et al. 1998). Nella nuova Lista Rossa nazionale è considerata tra le specie "vulnerabili" (Calvario et al., 1999). La popolazione laziale è stimata tra le 100 e 200 coppie (Boano et al. 1995). È inserito nella Lista Rossa regionale tra le specie a status indeterminato (Boano et al. 1995). Tra le minacce più gravi che gravano sul Lodolaio sicuramente da segnalare sono il bracconaggio e il taglio dei boschi (Bulgarini et al. 1998).
I monti della Tolfa rappresentano una delle zone di maggiore abbondanza della specie nella regione, con una popolazione stimata in 27 coppie nidificanti su una superficie complessiva di 850 Kmq (Petretti & Petretti, 1981). Cauli e Ceccarelli (1997) riferendo di osservazioni su 5 coppie riproducentesi nel comprensorio tolfetano annotavano che per la riproduzione erano stati usati nidi di cornacchia in boschi di cedui maturi. il Lodolaio frequenta zone in cui è possibile trovare alternanza di boschi anche di estensione limitata intervallati a pascoli/coltivi.

Quaglia Coturnix coturnix (Linnaeus) 1758

- Corotipo. Specie paleartico-paleotropicale.
- Distribuzione in Italia ed in ambito regionale. La quaglia è migratrice, nidificante e svernante parziale. In Italia è presente in tutta la penisola ed isole con una distribuzione continua. Nel Lazio è segnalato lo svernamento di questa specie nel settore costiero (Brichetti e Toso, 1988).
- Fenologia regionale. Migratore regolare, nidificante, svernante irregolare.
- Status di conservazione, consistenza numerica e fattori di minaccia. La Quaglia ha uno status di conservazione sfavorevole (SPEC 3) nonostante la sua distribuzione non sia concentrata solo in Europa (Tucker e Heath 1994). La Quaglia viene considerata da Frugis & Schenk (1981) specie vulnerabile; Nel Libro Rosso degli Animali d'Italia è posta tra le specie "a più basso rischio" con una popolazione stimata di 5.000-10.000 coppie nidificanti e un trend della popolazione negativo (Bulgarini et al., 1998). Nella nuova Lista Rossa nazionale è definita specie "a più basso rischio" (Calvario et al., 1999). Nel Lazio si è verificato un decremento che ha interessato soprattutto il flusso migratorio, anche se sembra ci sia stato anche un decremento delle coppie nidificanti. È inserito nella Lista Rossa regionale tra le specie a status indeterminato (Boano et al. 1995). Su questa specie oltre all'elevato impatto dell'attività venatoria gravano altre minacce tra le quali la perdita di habitat a mosaico e le trasformazioni in atto nelle attività agro-pastorali (Bulgarini et al. 1998).

Cuculo dal ciuffo Clamator glandarius (Linnaeus) 1758

- Corotipo. Specie paleartico-afrotropicale.
- Distribuzione in Italia ed in ambito regionale. In Italia il Cuculo dal ciuffo è migratore e nidificante regolare. Nidifica in Toscano, Lazio e irregolarmente in Sardegna; per la Liguria, ove si è constatato il maggior numero di osservazioni, mancano però evidenze riproduttive. Nel Lazio la specie è presente da febbraio a settembre, nidificando soltanto nel settore settentrionale della regione (provincie di Viterbo e Roma), nella fascia litoranea e in quella collinare retrostante (Boano et al. 1995).
- Fenologia regionale. Migratore regolare, nidificante.
- Status di conservazione, consistenza numerica e fattori di minaccia. Il Cuculo dal Ciuffo viene considerato da Frugis & Schenk (1981) specie "vulnerabile". La specie è anche inserita nel Libro Rosso degli Animali d'Italia tra quelle "in pericolo in modo critico" (Bulgarini et al. 1998). La popolazione italiana nidificante risulta di 1-5 coppie (Bulgarini et al., 1998). Nella nuova Lista Rossa nazionale, Calvario et al (1999) la considerano specie "in pericolo in modo critico". La popolazione laziale, stimata in 1-5 coppie, fa rientrare questa specie tra quelle rare inserite nella Lista Rossa regionale (Boano et al. 1995).. Il cuculo dal ciuffo è una di quelle specie intrinsecamente rare ed è quindi difficile valutare gli eventuali fattori di minaccia derivanti dalle attività umane.
Il cuculo dal ciuffo è considerato nidificante nel comprensorio della Tolfa e una delle poche segnalazioni certe di nidificazione nel Lazio si riferisce alla cattura di un giovane appena involato nei pressi di Santa Severa nel luglio del 1972 (Bertagnolio, 1973).

Assiolo Otus scops (Linnaeus) 1758

- Corotipo. Specie paleartica.
- Distribuzione in Italia ed in ambito regionale. In Italia l'Assiolo è una specie migratrice regolare al nord, parzialmente sedentaria e svernante nel meridione. Nel Lazio la specie occupa l'area pedemontana dei comprensori montani della Tolfa e dei Monti Lepini, le campagne del Reatino e del Frosinate e la fascia costiera centro meridionale (Boano et al. 1995).
- Fenologia regionale. Migratore regolare, nidificante, svernante irregolare.
- Status di conservazione, consistenza numerica e fattori di minaccia. L'Assiolo ha uno sfavorevole stato di conservazione (SPEC 2) e le sue popolazioni sono concentrate in Europa (Tucker e Heath 1994). L'Assiolo è inserito nel Libro Rosso degli Animali d'Italia tra le specie "a più basso rischio" (Bulgarini et al. 1998). La popolazione italiana nidificante risulta di 4.000-8.000 coppie e il trend della popolazione nidificante è negativo (Bulgarini et al. 1998). Nella Lista Rossa nazionale di Calvario et al. (1999), questa specie risulta specie "a più basso rischio". La popolazione europea di Assiolo appare in diminuzione principalmente a causa dell'utilizzo di pesticidi e fitofarmaci in agricoltura e per le modificazioni dell'habitat con conseguente perdita dei siti di riproduzione. Inoltre, in Italia, viene cacciato illegalmente per tradizione durante la migrazione (Bulgarini et al. 1998).
Boschi litoranei di querce sempreverdi, nelle pinete costiere, nei boschi planiziali e nei boschi di latifoglie submontani (Arcà & Petretti 1984). È segnalato come nidificante nel comprensorio tolfetano (Boano et al. 1995).

Picchio verde Picus viridis Linnaeus 1758.

- Corotipo. Specie europea.
- Distribuzione in Italia ed in ambito regionale. Il Picchio verde è, in Italia, una specie sedentaria e nidificante ed è largamente diffusa dall'arco alpino fino alla Calabria, mentre è assente in Sicilia (Massa, 1985). Nel Lazio è sedentaria e nidificante (Boano et al. 1995).
- Fenologia regionale. Sedentaria e nidificante.
- Status di conservazione, consistenza numerica e fattori di minaccia. Il Picchio verde ha uno sfavorevole stato di conservazione (SPEC 2) e le sue popolazioni sono concentrate in Europa (Tucker e Heath 1994). Il Picchio verde non era inserito nella Lista Rossa di Frugis & Schenk (1981). È inserito, invece, nel Libro Rosso degli Animali d'Italia tra le specie "a più basso rischio" di estinzione e viene stimato un numero di coppie nidificanti in Italia di 5000-10000 (Bulgarini et al. 1998). Nella nuova Lista Rossa nazionale è considerata tra le specie "a più basso rischio" (Calvario et al., 1999). Per il Lazio si può stimare un numero di almeno 750-1500 coppie. Tra i fattori di minaccia per questa specie si segnalano il bracconaggio e il taglio dei boschi indiscriminato (Bulgarini et al. 1998).
In aree collinari, come quelle che caratterizzano la ZPS, la specie si trova nei querceti e negli ambienti ecotonali quali margini di boschi, saliceti ripari, con areale più frammentario, forse, almeno in parte, a causa del governo a ceduo di gran parte dei boschi (Boano et al. 1995).

Picchio rosso minore Picoides minor (Linnaeus)1758.

- Corotipo. Specie paleartica.
- Distribuzione in Italia ed in ambito regionale. In Italia è sedentaria, nidificante e migratrice parziale (Brichetti e Massa, 1984), ed è distribuita lungo tutta la penisola con popolazioni localizzate (Brichetti, 1985). Nel Lazio il Picchio rosso minore è presente nei boschi del viterbese, nei monti della Tolfa, Reatini, Simbruini, Ernici, nella Tenuta di Castelporziano e nel Parco Nazionale del Circeo (Fortuna e Ianniello, 1990).
- Fenologia regionale. Svernante.
- Status di conservazione, consistenza numerica e fattori di minaccia. Il Picchio rosso minore era inserito nella Lista Rossa come specie a status indeterminato (Frugis & Schenk, 1981) mentre nel Libro Rosso degli Animali d'Italia figura tra le specie "a più basso rischio" con una popolazione di 2000-4000 coppie nidificanti (Bulgarini et al. 1998). Nella nuova Lista Rossa nazionale è considerata tra le specie "a più basso rischio" (Calvario et al., 1999). Nel Lazio viene stimata una presenza di 101-1000 coppie (Arcà e Petretti, 1984). Nella Lista Rossa degli uccelli nidificanti nel Lazio è considerata specie rara (Boano et al. 1995). I fattori di minaccia che maggiormente gravano su questa specie sono il bracconaggio e la distruzione dei boschi o comunque il loro taglio incontrollato (Bulgarini et al. 1998).
Anche se segnalata sui Monti della Tolfa vi sono dubbi sulla nidificazione di questa specie nell'area della ZPS (Petretti com. pers).

Cappellaccia Galerida cristata (Linnaeus) 1758

- Corotipo. Specie paleartico-paleotropicale.
- Distribuzione in Italia ed in ambito regionale. In Italia la Cappellaccia viene considerata specie residente e migratrice irregolare (Brichetti e Massa, 1984). Nel Lazio ha una distribuzione ristretta ed una presenza diffusa soprattutto in zone a vegetazione erbacea poco densa, in terreni incolti aridi e pietrosi, in vigneti o ai margini di strade sterrate in aperta campagna o vicino a villaggi, vivendo generalmente solata o in nuclei di pochi individui (Brichetti e Cambi, 1981)
- Fenologia regionale. Sedentaria e nidificante, migratore regolare, forse svernante.
- Status di conservazione, consistenza numerica e fattori di minaccia. La Cappellaccia ha uno status di conservazione sfavorevole (SPEC 3) nonostante la sua distribuzione non sia concentrata solo in Europa (Tucker e Heath 1994). Questa specie non era inserita nella Lista Rossa di Frugis & Schenk (1981) mentre nel Libro Rosso degli Animali d'Italia è considerata tra le specie per cui c'è "carenza di informazioni" (Data deficient) (Bulgarini et al., 1998) e lo stesso vale per la nuova Lista Rossa nazionale (Calvario et al., 1999). In particolare la sottospecie Galerida cristata neumanni è meritevole di attenzione per la sua distribuzione poco nota e limitata all'Italia centrale.
Di Carlo (1977) la segnala localizzata ma presente sia nella pianura costiera che sulle colline e annota che predilige i terreni argillosi. Sui monti della Tolfa è presente con 0,40 individui per unità di tempo (15') nei prati incolti a pascolo, 0,97 individui nella zona a steppa e 1,78 individui per unità di tempo nei coltivi (Gustin e Sorace, 1987). In due aree di studio che si trovano all'interno della ZPS Guerrieri et al. (1995 ) hanno rilevato densità di 2,5 e 3 ,5 maschi ogni 10 ettari.

Rondine rossiccia Hirundo daurica Linnaeus 1771

- Corotipo. Specie Paleartico-paleotropicale.
- Distribuzione in Italia ed in ambito regionale. Specie migratrice regolare e nidificante (Brichetti e Massa, 1984), molto localizzata ma distribuita su un ampio areale (Dinetti, 1993). Nel Lazio i dati sulla nidificazione della specie si devono tutti ad osservazioni effettuate nel comprensorio tolfetano (Boano et al. 1995).
- Fenologia regionale. Migratore regolare, nidificante irregolare.
- Status di conservazione, consistenza numerica e fattori di minaccia. La Rondine rossiccia era inserita nella Lista Rossa nazionale tra le specie potenzialmente minacciate (Frugis & Schenk 1981). La popolazione italiana nidificante risulta di 15-25 coppie. Nel Libro Rosso degli Animali d'Italia è considerata tra le specie “in pericolo in modo critico” (Bulgarini et al., 1998) ed anche nella nuova Lista Rossa nazionale rientra nella categoria "in pericolo in modo critico" (Calvario et al., 1999). Nella Lista Rossa regionale è inserita nelle specie a status indeterminato (Boano et al. 1995). L'Italia è per la rondine rossiccia un'area marginale del suo areale e quindi è da considerare una specie intrinsecamente rara; sarebbe comunque auspicabile un approfondimento delle conoscenze sulla specie (strategie migratorie, dinamica di popolazione, definizione della nicchia trofica e spaziale, ecc.) (Bulgarini et al., 1998).
Questa specie merita un approfondimento per il solo fatto che le segnalazioni di nidificazione nel Lazio degli ultimi 30 anni sono tutte avvenute all'interno dell'area del ZPS: l'avvistamento di 3 individui nel 1970 (Di Carlo 1977), la nidificazione di una coppia nel 1989 con osservazione di un giovane e il ritrovamento del nido l'anno successivo (Fraticelli e Petretti, 1991) e il ritrovamento, nello stesso sito, di uno o due nidi negli anni successivi. La rondine rossiccia sembrerebbe legata ad ambienti xerici con affioramenti rocciosi che caratterizzano ampie zone della ZPS.

Monachella Oenanthe hispanica (Linnaeus) 1758

- Corotipo. Specie mediterranea.
- Distribuzione in Italia ed in ambito regionale. In Italia la Monachella è migratrice regolare e nidificante (Brichetti e Massa, 1984). La distribuzione presenta vuoti di areale dovuti al carattere stenotipico e al regresso della specie negli ultimi decenni (Micheli, 1993), principalmente a causa delle trasformazioni dell'habitat frequentato. Nel Lazio è presente nel comprensorio dei Monti della Tolfa, sui Monti Aurunci e sui Monti Lepini (Boano et al. 1995).
- Fenologia regionale. Migratore regolare, nidificante.
- Status di conservazione, consistenza numerica e fattori di minaccia. La Monachella ha uno sfavorevole stato di conservazione (SPEC 2) e le sue popolazioni sono concentrate in Europa (Tucker e Heath 1994). La popolazione italiana nidificante risulta di 1000-2000 coppie. La specie è inserita nel Libro Rosso degli Animali d'Italia, tra le specie "vulnerabili". Il trend della popolazione nidificante è negativo (Bulgarini et al. 1998). Nella nuova lista rossa nazionale è considerata specie "vulnerabile" (Calvario et al., 1999). Nel Lazio si stimano 11-100 coppie nidificanti (Arcà e Petretti, 1984). È considerata specie rara dalla lista rossa regionale. La specie risulta minacciata principalmente dalle modificazioni che, negli ultimi anni, stanno subendo le attività agricole e pastorali tradizionali (Bulgarini et al. 1998)
Già Di Carlo (1977) segnalava la Monachella come probabile nidificante sui Monti della Tolfa. È una specie legata a terreni aridi, soleggiati con pietre e bassa vegetazione, dal livello del mare fino a 1000 metri sul livello del mare. Sebbene gli individui nidificanti nella nostra regione sono riferibili alla sottospecie Oenanthe hispanica melanoleuca, sui Monti della Tolfa, osservazioni recenti, riferiscono di individui in periodo riproduttivo che presentavano il fenotipo della sottospecie Oenanthe hispanica hispanica (Boano et al. 1995). Gustin e Sorace hanno registrato, nel comprensorio tolfetano, una densità di 0,12 individui per unità di tempo (15') in ambiente di prato incolto a pascolo.

Averla capirossa Lanius senator Linnaeus 1758

- Corotipo. Specie Mediterranea.
- Distribuzione in Italia ed in ambito regionale. Specie migratrice regolare e nidificante, localizzata nelle regioni centro-settentrionali, più diffusa nel centro-sud e nelle isole (Meschini e Frugis, 1993). Nel Lazio è presente dal livello basale ai massicci montuosi interni fino ai 1000 metri s.l.m. (Boano et al. 1995).
- Fenologia regionale. Migratore regolare, nidificante.
- Status di conservazione, consistenza numerica e fattori di minaccia. L'Averla capirossa ha uno sfavorevole stato di conservazione (SPEC 2) e le sue popolazioni sono concentrate in Europa (Tucker e Heath 1994). La popolazione italiana nidificante risulta di 5000-10000 coppie (Bulgarini et al. 1998). L'Averla capirossa non era inserita nella Lista Rossa nazionale di Frugis e Schenk (1981). È inserita nel Libro Rosso degli Animali d'Italia come specie "a più basso rischio" e viene segnalato anche un trend della popolazione nidificante negativo (Bulgarini et al. 1998). Nella nuova Lista Rossa nazionale è considerata "a più basso rischio" (Calvario et al., 1999). Le modificazioni in atto nelle pratiche agricole e pastorali sono i principali fattori di minaccia per questa specie (Bulgarini et al. 1998).
Secondo Gustin e Sorace (1987), nel comprensorio dei Monti della Tolfa l'Averla capirossa frequenta le zone di prati incolti a pascolo, forse per la presenza di cespugli e arbusti, mentre evita i prati incolti e i coltivi e raggiunge una densità di 0,25 individui per unità di tempo (15'). Secondo Guerrieri & Castaldi (1999) sui Monti della Tolfa raggiunge i massimi riproduttivi regionali e predilige gli arbusteti radi soggetti ad intenso pascolo brado sui quali non vengono effettuati interventi colturali, anche se la specie si adatta facilmente agli ambienti agricoli. È una specie tipicamente termofila e nidifica in ambienti aridi ad altitudini comprese tra i 150 e i 250 m. s.l.m. con preferenza per un'esposizione meridionale. Un basso livello di urbanizzazione (10%), specialmente se rurale, è tollerato dalla specie (Guerrieri e Castaldi, 1996).

Zigolo capinero Emberiza melanocephala Scopoli 1769

- Corotipo. Specie Mediterranea.
- Distribuzione in Italia ed in ambito regionale. Specie migratrice e nidificante è presente, in Italia, nella costa calabro-ionica, nel Gargano e nel tratto costiero tra Toscana e Lazio (Brichetti e Massa, 1984). La presenza dello Zigolo capinero nel Lazio è un'acquisizione piuttosto recente ed è segnalato come nidificante solo nella fascia costiera settentrionale (Monti della Tolfa, dintorni di Tarquinia) (Boano et al. 1995).
- Fenologia regionale. Migratore regolare, nidificante.
- Status di conservazione, consistenza numerica e fattori di minaccia. Lo Zigolo capinero ha uno sfavorevole stato di conservazione (SPEC 2) ed, inoltre, le sue popolazioni sono concentrate in Europa (Tucker e Heath 1994). Lo Zigolo capinero è considerata specie "rara" nella Lista Rossa degli Uccelli d'Italia (Frugis & Schenk, 1981). È inserito nel Libro Rosso degli Animali d'Italia tra le specie "a più basso rischio" di estinzione con una popolazione complessiva stimata in 2000-4000 coppie nidificanti (Bulgarini et al. 1998). Nella nuova lista rossa nazionale è considerata "a più basso rischio" (Calvario et al., 1999). La consistenza della popolazione del Lazio è stimata in 11-100 coppie (Arcà e Petretti, 1984). È considerata specie rara nella Lista Rossa Regionale (Boano et al. 1995). Lo Zigolo capinero risente particolarmente delle modificazioni in atto nelle attività agricole e nella pastorizia con conseguente aumento di uso di pesticidi e perdita di habitat a mosaico ed ecotonali (Bulgarini et al. 1998).
Lo Zigolo capinero predilige ambienti steppici, con pietre e cespugli isolati, pascoli pietrosi e campi di carciofi, con una distribuzione altitudinale che va dal livello del mare a circa 200 m s.l.m (Boano et al. 1995). Sui Monti della Tolfa questo passeriforme raggiunge l'estremo occidentale del suo areale (Meschini e Roselli 1986). La prima segnalazione di nidificazione di questo passeriforme nel comprensorio tolfetano si deve ad Allavena (1970) e Di Carlo (1977) confermava la presenza dello Zigolo capinero come non occasionale. Lo Zigolo capinero è presente nell'area della ZPS anche se si sottolinea come i confini della stessa non includono altri importanti siti di nidificazione di questo passeriforme (Brunelli com. pers., Guerrieri com. pers.). Gustin e Sorace (1987) in uno studio compiuto all'interno della ZPS segnalano che lo Zigolo capinero non è presente nei prati incolti a pascolo mentre si rinviene nei prati incolti non soggetti a pascolo e nei coltivi con densità rispettivamente di 1,24 e 1,15 individui per unità di tempo. Guerrieri et al.(1994) in uno studio condotto in 6 aree di riproduzione di cui 5 ricadenti all'interno del territorio della ZPS confermano e/o rilevano alcune caratteristiche dello Zigolo capinero, specie fedele ai siti di nidificazione e spiccatamente stenotipica, con tendenza a colonizzare valli strette, aride, di modesta altitudine, esposte tra sud e ovest, riparate dai venti marini ed in prossimità della costa; i maschi tendono ad includere nel loro territorio un corpo idrico privo di folta vegetazione ripariale che viene difeso dai conspecifici.
Le schede presentate sono, chiaramente, non esaustive di tutte le specie interessanti che nidificano nel comprensorio tolfetano e nell'area della ZPS; proprio per questo motivo vogliamo infine segnalare altre specie di grande interesse che nidificano nella zona come lo Sparviere, la Poiana, la Civetta, l'Allocco, il Gruccione, la Sterpazzola di Sardegna, l'Averla piccola solo per citarne alcuni.